Recovery Plan, Aprea: ‘Va avviata trasformazione di luoghi, modi, tempi e forme di finanziamento dell’apprendimento’

“Il post Covid comporterà un’accelerazione verso un futuro ricco di nuove opportunità di vivere, lavorare e studiare attraverso un uso più ricorrente, decisivo e organizzato delle tecnologie. Tuttavia, queste ultime richiedono competenze e costano. Al contrario, il modello educativo italiano risale a sistemi superati basati sull’uniformità e la rigidità organizzativa, poco rispettoso del pluralismo educativo che richiederebbe l’introduzione di un costo standard di sostenibilità per scuole statali e paritarie per dare attuazione alla libertà di scelta educativa”. Lo ha detto la deputata di Forza Italia, Valentina Aprea, intervenendo nell’Aula di Montecitorio nel corso della discussione sulla proposta di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). “

Con il Recovery Plan – ha sottolineato Aprea – va avviata una trasformazione dei luoghi, dei modi, dei tempi e perfino delle forme di finanziamento dell’apprendimento per tutte le età, al fine di fare fronte ai vecchi e nuovi analfabetismi. Il Piano non dovrà limitarsi a immettere risorse in un sistema superato ma deve puntare sulla modernizzazione di tutto il sistema. Fare presto, per andare a scuola di futuro e superare l’emergenza educativa aggravatesi con la fase pandemica – ha sottolineato l’esponente azzurra –, deve comportare innanzitutto un investimento straordinario in edilizia scolastica, aumentando di molto i finanziamenti previsti per le nuove scuole. Non più soltanto gli 800 mln, rispetto agli oltre 6 mld per il risanamento strutturale degli edifici scolastici. Serve fare l’opposto, investire sulle nuove scuole e non sul risanamento di quelle vecchie che risalgono al ‘900 e che sono inadeguate”.

“Nella scuola frequentata dai nativi digitali – ha aggiunto Aprea – dobbiamo considerare anche il nuovo ruolo degli insegnanti. Si passa dalla trasmissione di saperi alla guida dello studente nell’apprendimento attivo e nella realizzazione di compiti complessi. Insomma, un docente sempre più tutor, sempre più coach. Il Piano su questo deve poter assicurare l’ingresso nella funzione docente ordinaria non più in media a 43 anni, come adesso, ma a 24 anni al massimo, come avviene dappertutto. Attraverso interventi di sistema: l’istituzione delle lauree magistrali per l’insegnamento regolarmente tra Università e scuole attive; l’introduzione della figura del docente tutor per piccoli gruppi di studenti. E soprattutto, prevedere massicci Piani di formazione in servizio per il superamento del gap di competenza digitale dei docenti italiani (digital divide), vera piaga della scuola italiana, abilitando tutti i docenti all’utilizzo delle strumentazioni e delle tecnologie digitali”.

“Infine, è indispensabile riconfigurare gli attuali Istituti tecnici superiori e a trasformarli in vere e proprie accademie per le tecnologie applicate (Smart Academy), con una particolare attenzione a quelle delle “Nuove Tecnologie della vita”, che possono diventare player nazionali di riferimento per interventi strategici prioritari e di sviluppo, attraverso campus di filiera, promozione e realizzazione delle discipline STEM, sviluppo di nuove figure professionali”, ha concluso.