Reclutamento. Alla ricerca di nuove regole, con effetti dal 2012 (se va bene)

Il tempo non gioca a favore delle buone intenzioni. Anche quando si parla di scuola e di migliorare i sistemi di reclutamento degli insegnanti.

Da dieci anni (e scusate se vi sembran pochi) non vengono banditi concorsi per esami e titoli per l’assunzione di nuovi insegnanti. Al di là delle buone intenzioni, delle dichiarazioni un po’ rituali per reclutare docenti attraverso albi regionali o nuove graduatorie degli insegnanti residenti, la formula attuale che privilegia per l’immissione in ruolo solamente chi è in lista di attesa è destinata a rimanere immutata per anni.

Nel 2008 con il ministro Fioroni era stata prevista, a fianco della immissione in ruolo di precari, la contestuale indizione di nuovi concorsi per titoli ed esami con cadenza biennale, prevedendo, come strumento applicativo, l’emanazione di un apposito regolamento ministeriale, uno strumento di spedita applicazione. Da allora sono passati più di due anni e, complice il cambio di governo, non vi è ancora traccia del nuovo possibile regolamento.

Quanto tempo dovrà passare prima di avere bandi di concorsi per la scuola?

Facciamo un po’ di conti. Ammesso che nella migliore delle ipotesi si voglia procedere con immediatezza, per predisporre il regolamento e raccogliere pareri informali e formali occorrerà almeno un anno. Ammesso che, sempre nella migliore delle ipotesi, già nell’autunno 2011 si voglia bandire i concorsi ed espletarli subito, i vincitori di concorso potrebbero essere nominati dal 2012.

Si tratta di una ipotesi virtuale (molto virtuale), perché vi sono troppi interessi (non sempre quelli della scuola) per privilegiare le graduatorie attuali (quelle ad esaurimento e quelle dei vecchi concorsi). I sindacati hanno comprensibilmente interesse ad esaurire le graduatorie attuali (quasi infinite); la stessa Amministrazione (ministero Economia), che ha interesse ad evitare procedure concorsuali che costano, preferisce centellinare le immissioni in ruolo tramite graduatorie.

Intanto la (casa) scuola brucia e i migliori giovani che accedono all’università non puntano certamente al settore della scuola dove, a parte la retribuzione non allettante, non vi è prospettiva di lavoro per le nuove generazioni. E’ il modo giusto per il paese di costruire il proprio futuro?