Razionalizzazione made in USA: chiuso il 9% delle scuole di Chicago

Il distretto scolastico di Chicago, la città di Obama, il terzo più grande degli USA, si appresta a chiudere 61 delle 681 scuole pubbliche funzionanti nel suo territorio, il 9% del totale, e ad accorparne altre 11. Su 400.000 alunni iscritti, in prevalenza afroamericani e latinoamericani, 30.000 saranno così costretti a cambiare scuola.

Per la capitale dell’Illinois non si tratta di una novità perché anche nei dodici anni precedenti, dal 2001 al 2012, altre 100 scuole erano state chiuse.

Ma secondo le autorità scolastiche locali il nuovo poderoso taglio di 61 istituti in un solo anno era inevitabile perché il distretto aveva accumulato un deficit di un miliardo di dollari.

Inevitabili le proteste e le critiche, dal momento che ad essere colpiti sono pressoché esclusivamente gli alunni afroamericani e ‘latinos’ delle famiglie più povere e disagiate. Ma Barbara Byrd-Bennett, responsabile del sistema scolastico pubblico di Chicago, ribatte che “accorpando le scuole, potremo concentrarci sulla possibilità di dare a ogni bambino una scuola migliore, vicino a casa” e che le scuole che vengono chiuse sono quelle che, disponendo di meno risorse, meno possono fare per aiutare i ragazzi in difficoltà.

Con i risparmi si potrà invece migliorare il funzionamento degli istituti rimasti aperti, aprire nuove biblioteche, dotare le aule di nuove attrezzature informatiche e assegnare agli studenti iPad e altri devices.

I sindacati e le associazioni dei genitori protestano perché i risparmi saranno realizzati soprattutto attraverso la riduzione degli insegnanti e l’aumento del numero di allievi per classe.

La situazione, e le polemiche, hanno tratti in comune con quanto accade anche in altri Paesi e in Italia. Da noi però si sono visti solo i tagli, non gli investimenti. Anche quel modesto 30% dei risparmi che avrebbe dovuto essere reinvestito nella scuola a sostegno della professionalità e del merito degli insegnanti è poi servito per ripristinare gli scatti di anzianità, è rifluito cioè nella spesa corrente, certo non in quella per investimento.