Quello che Trentin lascia al mondo del sindacato scuola

 La riforma della scuola con l’estensione dell’obbligo nella scuola media si accompagna in una strategia di sviluppo dei bisogni dei lavoratori di “conoscenza non frantumata” con la conquista delle 150 ore (una conquista dei metalmeccanici, con la Fiom sotto la direzione di Trentin, poi estesa alle altre categorie). E poi con l’apertura dell’Università di massa, superando la sua costituzione elitaria.

Così Bruno Roscani, dirigente della Cgil e segretario generale della Cgil Scuola negli anni ’70, nel giorno dell’ultimo addio a Trentin.

Trentin sostiene che l’obiettivo delle 150 ore sia quello di portare i lavoratori al traguardo del primo grado di istruzione obbligatoria secondo una metodologia che tenga conto delle basi dicultura e di esperienza e di capacità operaia, una metodologia che arricchisce la scuola e apre – per la prima volta – nel sistema d’istruzione italiano un processo orientato verso la formazione (professionale) continua e la formazione permanente, la formazione (delle “tre elle”) lungo l’arco della vita. Una conquista che spinge verso una riforma della stessa complessiva struttura dell’istruzione pubblica, dalla scuola all’Università.

 

Contro le tendenze a riprodurre “meccanicamente” nella scuola e nell’Università le posizioni e le rivendicazioni contrattuali e sociali proprie e specifiche dei lavoratori industriali – soprattutto poi quelle più radicali ed estremizzanti – si apre una comune battaglia. Dura e difficile. “Gli aumenti eguali per tutti”, la “docenza unica”, il “voto collettivo”, la scuola e l’Università chiuse ad ogni forma “esterna” di partecipazione democratica, il tentativo – di segno pansindacalista – della presentazione alle elezioni degli organi collegiali della scuola delle liste “dei genitori” con marchio sindacale, sono i momenti di questa battaglia per un corretto orientamento e per sconfiggere posizioni falsamente progressive all’interno della Cgil scuola e università, che Trentin e la sua Fiom da parte loro aiutano spesso esplicitamente, sempre implicitamente con le scelte di politica sindacale che puntano a valorizzare la professionalità.