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Quell’esame di italiano chiesto dalla Lega

Fa discutere l’emendamento presentato dalla Lega al decreto legge sugli incentivi, volto ad affidare alle Regioni il potere di introdurre l’obbligo di superare un test di conoscenza della lingua italiana per gli immigrati che vogliono avviare un’attività commerciale, per esempio aprire un negozio.

Immediatamente sono piovute sulla presentatrice dell’emendamento, l’on. Silvana Comaroli, drastiche accuse di razzismo (termine usato da Anna Finocchiaro, Pd, Gianpiero D’Alia, Udc, Leoluca Orlando, Idv). Critico anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, per il quale con proposte del genere, fatte “in modo propagandistico, non si va molto lontano“, mentre più misurata e concreta è apparsa la proposta di Livia Turco, ex ministro e capogruppo Pd in commissione Affari sociali, che ha invitato la Lega “a presentare un programma di lingua e cultura italiana per gli immigrati realizzato dalla scuola pubblica, visto che ora questa responsabilità è affidata ai volontari“.

A parte il fatto che ben il 14,7% delle imprese commerciali italiane è già oggi gestito da cittadini  extracomunitari (per i quali, evidentemente, quello della lingua italiana non è un problema), la proposta della Lega solleva una questione di costituzionalità sotto due profili: perché delega alle Regioni la regolamentazione di una questione di livello nazionale, che riguarda la sfera dei diritti di cittadinanza (sarebbe assurdo che le diverse regioni decidessero in modo diverso), e perché l’art. 3, comma 1, della Costituzione è in materia chiarissimo e perentorio: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.  

Al netto delle polemiche e delle propagande, ci sembra che la reazione più sensata e costruttiva sia quella di Livia Turco. Una migliore conoscenza della lingua italiana da parte dei cittadini extracomunitari faciliterebbe non solo l’inserimento degli stranieri nel contesto produttivo del paese, ma cosa più importante una migliore comprensione della storia, delle tradizioni e dei valori del contesto sociale che li ospita.

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