Quelle 100 proposte di Confindustria

Le 100 proposte lanciate da Confindustria lo scorso 7 ottobre sono state messe a punto prima della pubblicazione del documento ‘La Buona scuola’ e alcune di esse non costituiscono una novità perché sono state formulate e avanzate già da tempo dalla principale associazione degli industriali italiani (per esempio l’abolizione del valore legale dei titoli).

Ciò non toglie, tuttavia, che su molti punti esistano sintonie e convergenze tra le proposte di Confindustria e quelle contenute nel documento governativo, tanto che nell’introduzione al volumetto a stampa contenente le proposte (scritta, questa sì, dopo il lancio de ‘La Buona Scuola’) ciò viene esplicitamente riconosciuto: “Molte delle linee guida sono apprezzabili e condivisibili. In particolare l’introduzione di forti dosi di alternanza e dualità, merito e valutazione sono i punti più qualificanti”.

L’associazione degli industriali propone riforme per certi aspetti più radicali come, per esempio, l’insegnamento in inglese delle discipline curricolari, ma è anche per l’alleggerimento dei piani di studio riducendo il numero delle discipline: niente musica, sport e arte (qui la distanza da ‘La Buona Scuola’ è netta), più inglese e informatica, anzi pensiero computazionale, per tutti, e riduzione secca di un anno del curriculum scolastico, da 13 a 12. Non lontane dalle proposte governative sono invece quelle che riguardano la possibilità per i presidi di assumere i docenti per chiamata diretta e di premiare il merito. Gli industriali chiedono però di rimodulare in modo più netto le retribuzioni dei docenti in base a funzioni e orari differenziati (18/24/36 ore) e di riservare il 30% della retribuzione al ‘merito’.

Sull’assunzione dei 150.000 precari Confindustria non si esprime, ma certamente non condivide una misura che ai suoi occhi non va certo in direzione della meritocrazia.

I punti di assonanza tra ‘La Buona Scuola’ e le 100 proposte comunque esistono, e fanno dire alla Flc Cgil che “le proposte di Confindustria sono semplicemente irricevibili perché delineano una idea di scuola fatta di competizione individuale, di riduzione dei percorsi di studio, di autoritarismo, di didattica decisa dalle imprese e di svuotamento della sua funzione culturale. Quelle proposte le respingiamo perché la Flc Cgil vuole una scuola democratica e inclusiva. Noi vogliamo migliorare la qualità dell’istruzione a partire dall’elevazione dell’obbligo scolastico a 18 anni”. Il sindacato parla a Confindustria perché il Governo intenda…