Quel rito stanco dell’occupazione

Il rito stanco delle occupazioni di istituti superiori ritorna e continua. Come ogni anno, tra novembre e dicembre, è un frutto di stagione dal sapore un po’ stantio.

Niente di nuovo nei comunicati dei diversi movimenti studenteschi, caratterizzati spesso da slogan, luoghi comuni e affermazioni ideologiche.

Sembrano lontani i tempi in cui alcuni “padrini” di partiti politici lisciavano il pelo della protesta, avallando anche le occupazioni, come luoghi di crescita democratica e di emancipazione.

Il clima di simpatia verso gli studenti occupanti ora sembra essersi raffreddato e il ministro Carrozza una settimana fa ne ha approfittato per rilasciare da Bruxelles una dichiarazione critica: “L’occupazione è un fenomeno di cui parlare e discutere, che viene data per scontata, e questo fa male ai nostri stessi studenti. Occupare la scuola è un atto grave e importante, lo si fa quando si ha un obiettivo, ma non è nella normalità. Dovrebbe essere una cosa estrema, ma se tutti gli anni, nello stesso periodo, avvengono le occupazioni, allora è fenomeno che non va bene”.

Visto che il governo ha “appena approvato la conversione in legge di un decreto che reinveste sulla scuola, caso mai sarebbe il caso di capire come è fatta la legge, le novità che porta, piuttosto che occupare semplicemente la scuola”.

E poi, ha proseguito il ministro, “dobbiamo anche aiutare i dirigenti scolastici ad affrontare questo tema, perché per loro è una grave responsabilità e non è assolutamente normale occupare un edifico pubblico, che appartiene alla collettività”.

Apriti cielo! L’Unione degli studenti ha bollato le dichiarazioni come insensate e antidemocratiche.

Per il momento nessuno però ha spalleggiato gli studenti, lasciandoli soli.

Occorre ora che qualcuno abbia il coraggio di dire che le occupazioni sono interruzione di pubblico servizio, e agisca di conseguenza. La posizione dei dirigenti scolastici è molto delicata. Prima che qualche genitore presenti denuncia per tutelare il diritto allo studio del proprio figlio, i dirigenti faranno bene a organizzarsi in rete e ad agire di concerto.