Quei precari, figli di nessuno

Questo governo si sta adoperando per risolvere il tema del precariato“, ma le risorse per la scuola sono limitate, e quindi si deve scegliere: o si utilizzano per il personale, oppure per il funzionamento delle scuole. L’alternativa è stata posta in questi termini secchi dal ministro Gelmini in occasione dell’accordo siglato a Palazzo Chigi con il collega della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta e Microsoft sulle nuove tecnologie a scuola. 

Il governo Prodi ha fatta la prima scelta, ha detto il ministro ha cioè “preferito mantenere del personale in servizio con la conseguenza negativa che oggi le scuole si trovano senza risorse per tirare avanti. I problemi che ci sono oggi – sostiene la Gelmini – sono stati creati dal precedente esecutivo che ha deciso di non razionalizzare il personale. Risale a Fioroni l’entrata in funzione della clausola di salvaguardia che ha determinato una riduzione di ben 530 milioni di euro che non sono stati dati alle scuole per le spese di funzionamento”.

Del tutto diversa l’analisi di Maria Coscia, autorevole esponente del dipartimento Educazione del Pd: “alla Gelmini chiediamo: se è vero che si tratta di un problema antico, perché non è mai stato seriamente affrontato da Berlusconi, che ha governato per ben 8 anni dal ‘94 a oggi? E perché il governo di cui fa parte ha svuotato la soluzione proposta da Prodi di un piano per il progressivo assorbimento di 160 mila docenti?

Sembra un dialogo tra sordi, in cui l’oggetto del contendere – migliaia di persone in carne e ossa – svanisce nelle nebbie delle polemiche sulle reciproche pregresse responsabilità. Forse sarebbe il caso di riflettere sul presente, e su ciò che in concreto si può fare per il futuro di queste persone.