
Quando il Capo dello Stato resta inascoltato
L’articolo 77 della Costituzione prevede che “in casi straordinari di necessità e d’urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge”.
Si tratta, come si sa, dei decreti legge che il Capo dello Stato normalmente esamina in via preventiva, consentendone il varo soltanto dopo aver accertato la natura di interventi straordinari e urgenti.
Dopo l’approvazione del DL da parte del Consiglio dei Ministri e la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, con conseguente immediata entrata in vigore, comincia in Parlamento l’iter per la sua conversione entro i previsti 60 giorni.
E proprio qui viene il bello… con grande scoramento del Capo dello Stato.
Quasi sempre, infatti, la conversione del decreto legge diventa occasione non solo per miglioralo, emendarlo o integralo secondo le legittime prerogative delle Camere, ma anche per trasformarlo in una norma omnibus che raccoglie tutto quel che serve per l’immediato a quel gruppo o a quel parlamentare. E poco importa se gli emendamenti riguardano tutt’altra materia rispetto ai contenuti del decreto e non avranno natura di straordinarietà o di urgenza (se non per i gruppi politici che li hanno presentati). L’importante è prendere il treno in corsa che passa.
Ogni volta il Capo dello Stato richiama il Parlamento a mantenersi correttamente nell’ambito dei contenuti del provvedimento e del suo carattere di straordinarietà e urgenza, anziché stravolgerlo con norme aggiuntive non pertinenti e non motivate. Inascoltato!
Anche il sistema d’istruzione non fa eccezione in questi “passaggi clandestini”.
Lo ha fatto recentemente con la conversione in legge del “mille proroghe” dove alcuni creativi parlamentari si sono inventati la proroga (visto che questa era la ragione del provvedimento) di una legge di cinque anni fa che aveva previsto la scadenza al 1° gennaio 2007 per l’ingresso nelle graduatorie ad esaurimento. Oppure per il decreto legge per semplificazioni e sviluppo, dove è stata proposta in modo estemporaneo una quota aggiuntiva di organico docenti e l’immissione in ruolo di presidi incaricati. Che c’azzecca con il decreto? Nulla.
Ma tutto fa brodo, con buona pace del Presidente della Repubblica.
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