Quando a insegnare erano gli uomini

Da diversi decenni in Italia insegnare sembra sempre più una professione per donne. Ragioni sociali ed economiche spingono gli uomini verso lavori che appagano di più anche sotto l’aspetto remunerativo.
Ma non è sempre stato così. A cominciare da quando, ad esempio, con una preoccupazione uguale a quella del ministro Bossi, ma di segno opposto, si volle che nella scuola materna (il nome era già un programma) vi fossero tutte donne, insegnanti e personale di servizio compreso. Era la fine degli anni ’60.
In Parlamento quella legge provocò, prima dell’approvazione definitiva, una crisi di Governo connessa anche alla questione del sesso. Pochi anni dopo l’approvazione della legge (la n. 444/68), la Corte costituzionale dichiarò illegittimi gli articoli incriminati per eccesso di femminilizzazione.
Nella scuola elementare invece, fino agli anni ’60, il sesso dei maestri lo decidevano gli alunni, nel senso che il vecchio regolamento del 1928 prevedeva la costituzione di classi maschili e classi femminili con netta divisione dei sessi (ma nelle piccole scuole si tolleravano le classi miste).
Alle classi maschili potevano essere assegnati solamente insegnanti maschi. Fu il salvataggio della specie.
Ma poi, abrogate le classi divise per sesso, cadeva l’esclusiva dei maestri uomini e cominciava l’era delle maestre. Il declino del maestro uomo, di deamicisiana memoria, era segnato.