Quale percorso per scongiurare la frase: “Con questo cv, come vuole che la assuma?!”

Secondo le indagini sulle aziende commissionate dal Sole 24 ore, relative al 2014, pubblicate su il Sole del 21 marzo 2016, risulta che abbiamo 400 mila “overeducated”: troppo qualificati per il lavoro che fanno. Sempre più spesso si sente dire: “con questo curriculum, come vuole che la assuma?!” Intervistati oltre un milione e mezzo di giovani laureati e diplomati: 100 mila i diplomati e 300 mila laureati hanno dovuto rinunciare al futuro per il quale hanno speso tanti anni di studio.

Secondo i dati elaborati da Datagiovani il 28% dei laureati tra i 25 e i 34 anni hanno una formazione superiore rispetto a quella richiesta dal proprio lavoro, con un’incidenza del 17% tra i diplomati.

Ai dati forniti dal Sole 24 ore si aggiungono quelli di Alma laurea: almeno sette diplomati su dieci non proseguono gli studi universitari senza considerare il tasso di dispersione e abbandoni scolastici prima del conseguimento di un diploma di scuola secondaria superiore.

In Italia abbiamo, oltre al divario tra formazione (scolastica o universitaria) e mondo del lavoro, anche un livello d’istruzione inferiore alla media europea.

Il tasso di sovra istruzione è aumentato del 5,6% tra i diplomati al Nord e di oltre l’8% tra i quelli del Sud. C’è più sovra qualificazione in discipline umanistiche (43,6%), in scienze sociali (38,2%) e  in ingegneria e architettura (13,5%), mentre il mismatching incide per il 52% tra gli umanisti, il 37% tra i laureati in scienze sociali e sfiora il 25% tra ingegneri e architetti.

I diffusi casi di “overeducation” ai quali si affianca il “mismatching”, ossia una formazione non congrua al lavoro svolto, costituiscono un quadro poco rassicurante. Non possiamo limitarci a puntare il dito sulla scuola che non collima con le necessità del mondo del lavoro, ma dobbiamo anche sottolineare che abbiamo un mercato del lavoro che non funziona. Come aggiustare le cose? Come rendere più attrattivi i filoni di studio? Come cambiare l’industria e il mondo del lavoro? Come costruire i nuovi profili della formazione?

La situazione non si risolve con palliativi o riservando attenzione solo ad un aspetto del fenomeno. È necessario incidere sui dati di realtà con politiche lungimiranti che spazino dalla scuola al favorire una reale ripresa economica. Lo Stato che sostiene l’impresa e tutela una occupazione giusta perché è questa che retribuisce l’investimento nello studio, motiva a studiare ed è coerente con una visione di progresso a lungo termine del Paese… che invece oggi sono costretti a lasciare in tanti.