Puglia, protesta dei DS contro il Dipartimento Salute

Una ferma protesta. Cosi ANP Puglia definisce la lettera inviata alla Regione contro alcune disposizioni contenute nelle note del Dipartimento Salute “che interferiscono pesantemente con l’operatività delle scuole e dei dirigenti già gravati da una consistente mole di lavoro aggiuntivo e penalizzati da scarsità di risorse e assenze di personale, per di più attribuendo ai dirigenti stessi l’obbligo di disporre impropriamente misure sanitarie che non rientrano fra i loro compiti né fra quelli previsti dall’ordinamento per l’autonomia delle istituzioni scolastiche“. Cosa è successo esattamente? I dirigenti scolastici della Puglia rappresentati da ANP sono davvero amareggiati: non sono mai stati consultati (e tantomeno coinvolti) dal Dipartimento in previsione delle misure da adottare. Nonostante tutto, continuano a tenere le scuole aperte “in una contingenza così travagliata e a prezzo di carichi e ritmi di lavoro crescenti, che stanno diventando intollerabili“.

A parte il problema “di metodo” la questione che ora si è aggiunta è un’altra e riguarda la disposizione che prevede, a carico dei dirigenti scolastici, in caso di applicazione delle misure di gestione dei casi di positività previste dall’art. 4, comma 1, lett. a), b) e c), del Decreto-legge 7 gennaio 2022, n. 1, l’obbligo di “compilare, sottoscrivere e consegnare” ai familiari del bambino/alunno minorenne o all’alunno maggiorenne la dichiarazione che contiene l’indicazione di effettuare il test antigenico rapido nei confronti dell’alunno interessato. Non solo un grande aggravio di lavoro, denuncia Roberto Romito, presidente ANP Puglia: “Questo modulo, firmato esclusivamente dal dirigente scolastico (che non è, con tutta evidenza, un operatore sanitario), è classificato dalla nota prot. n. 379 del 14.01.2022, addirittura “quale titolo abilitante all’esecuzione dei test antigenici rapidi”, quasi fosse una prescrizione medica. Che dire poi della procedura a valle di tale compilazione che, dopo la consegna individuale agli interessati, prevede in un successivo momento l’esibizione fisica del modulo – da parte dei genitori dell’alunno minorenne o direttamente dal maggiorenne – al pediatra o al medico di famiglia o ad un laboratorio, farmacia o struttura abilitata a prescrivere la prestazione o ad eseguirla a carico del servizio sanitario nazionale: in caso di richiesta di tampone T0 per un’intera classe, ad esempio, l’auspicato “zero” rischia di essere (come in effetti è) un numero molto maggiore, non solo in termini di ore ma anche di giorni. Nel frattempo, cosa si fa in quella classe?

Inoltre, la lettera fa riferimento ad una transitorietà negata: Romito sottolinea “con grande rammarico e disappunto, che l’obbligo di utilizzare il modulo in discussione è stato rappresentato come necessario soltanto “fino all’adeguamento (a breve) delle piattaforme regionali”. Ma non è stato così: l’ultima nota del 18 gennaio ha comunicato l’avvenuto completamento della gestione informatizzata regionale per la sorveglianza Covid-19 (piattaforma IRIS) ma ha mantenuto l’obbligo per i dirigenti scolastici di compilare, sottoscrivere e consegnare individualmente il modulo cartaceo. “Questo perché la piattaforma IRIS  non è destinata all’uso da parte delle scuole bensì soltanto dei pediatri o dei medici. Una ulteriore delusione che scaturisce dall’operato del Dipartimento e che va a incrementare il disagio e la protesta“.

Eppure una soluzione ci sarebbe, capace di eliminare quasi del tutto il super lavoro per le scuole e di ridurre consistentemente i tempi di attesa dei risultati dei tamponi. Il sindacato si riferisce ad un’esperienza concreta in atto: la piattaforma GIAVA creata dopo la promulgazione della “legge Lorenzin” sull’obbligo vaccinale per gli alunni delle scuole (contro la poliomielite, le malattie esantematiche e altre). “Si potrebbe pensare – scrive Romito – ad un’integrazione della piattaforma IRIS che permetta al dirigente scolastico di accedervi in modo analogo a quanto si fa su GIAVA, certificando l’accesso tramite SPID e consentendogli di fare semplicemente l’upload degli elenchi dei codici fiscali relativi ai soggetti per i quali è disposta l’effettuazione dei tamponi e di caricare il codice meccanografico ministeriale della sua scuola”. Poiché in IRIS è inserito l’archivio ufficiale delle scuole pugliesi con il relativo codice meccanografico ministeriale, il pediatra, il medico o chiunque altro debba controllare il diritto/dovere a ottenere la prestazione del test potrà facilmente verificare che il soggetto richiedente rientra fra i casi specifici di gestione del contagio segnalati dalle singole scuole ed abilitarlo a ricevere la prestazione stessa senza oneri a suo carico“.

In questo modo si eliminerebbe almeno la gestione cartacea, inaccettabile nel secolo della dematerializzazione, e al dirigente spetterebbe solo il compito di avvertire alunni e famiglie (attraverso il registro elettronico) circa la necessità di produrre un tampone negativo per proseguire l’attività in presenza. Per parlarne, i dirigenti scolastici di ANP hanno chiedono un incontro con il Dipartimento regionale,  con gli assessori alla Salute, al Diritto allo Studio e con l’USR Puglia. Tuttoscuola seguirà l’evolversi della vicenda: i dirigenti scolastici saranno ascoltati? 

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