Prove Invalsi 2018, tutto quello che bisogna sapere in un opuscolo

Insieme agli auguri per Pasqua la Presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello, ha inviato agli interlocutori dell’istituto un breve opuscolo online, pubblicato anche sul sito dell’Ente, che illustra le caratteristiche e le finalità delle prove utilizzando una tecnica espositiva di inconsueta, e apprezzabile, semplicità e chiarezza.

Il testo, che tiene conto anche delle più recenti novità normative, è articolato in 9 paragrafi con titolo e sottotitolo esplicativo:

  1. Perché le prove (Prove uguali per tutti servono a capire dove c’è qualcosa da migliorare).
  2. Pensare con la propria testa (Le prove non sono un esercizio di memoria, ma di ragionamento).
  3. Migliorare la scuola (Le prove misurano alcune competenze essenziali).
  4. La libertà di insegnamento (Le prove non possono dire come insegnare).
  5. Come nascono le prove (Le prove sono tutt’altro che dei quiz).
  6. L’affidabilità delle prove (I risultati tengono conto del contesto di provenienza).
  7. L’effetto-scuola (Valutare il contributo dell’istituto al cambiamento del livello di competenze dei ragazzi).
  8. Le prove su computer (La misura è più precisa e viene restituita sotto forma di livello per ciascuna abilità).
  9. La certificazione individuale (Un riconoscimento dei risultati delle prove, non una “seconda pagella”).

I destinatari di questa comunicazione sono, insieme agli insegnanti, i genitori e più in generale l’opinione pubblica, che negli anni scorsi ha avuto, nei confronti delle prove Invalsi (e anche di quelle proposte da agenzie internazionali come l’Ocse e la Iea), un atteggiamento ambivalente: da una parte di forte attenzione per gli squilibri, con amplificazione dei risultati negativi, che emergevano a livello sia nazionale (Nord-Sud) sia internazionale (Italia in rapporto all’area Ocse e all’Europa), e dall’altra di una altrettanto forte diffidenza nei confronti delle prove (i “quiz”, le “crocette”, addirittura l’“incubo” ecc.).

Si nota in questo opuscolo lo sforzo di spiegare l’utilità sociale (per i decisori politici, per le scuole e gli insegnanti) delle prove oggettive di valutazione degli apprendimenti, che vengono presentate non più – come può essere talvolta accaduto in passato – come alternative a quelle soggettive dei docenti, ma come complementari e interagenti con queste.