Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Prove Invalsi e dislessia. Una proposta

Una operazione così importante per il miglioramento del sistema di istruzione del nostro Paese come è quella della rilevazione degli apprendimenti in corso in questi giorni da parte dell’Invalsi nelle scuole del primo ciclo, non può correre il rischio di scivolare sulla classica buccia di banana, offuscando i meriti, la capacità organizzativa e l’obiettivo strategico prefissato.

La buccia di banana si è presentata sotto forma di protesta di associazioni di ragazzi dislessici che hanno ritenuto discriminante il fatto che i loro figli abbiano dovuto sostenere i test nelle stesse condizioni degli altri alunni senza avvalersi delle misure compensative (ad esempio, maggior tempo a disposizione). Protesta che non si è fermata nemmeno di fronte alla nota che accompagna le prove con la quale l’Invalsi ha precisato come i test non servano a valutare i singoli alunni.

Protesta che ha avuto echi anche in campo politico con la presa di posizione dell’on. Ghizzoni del PD che ha preso le difese delle famiglie degli alunni con DSA.

Il giorno dopo la prima prova, l’Invalsi ha cercato di buttare acqua sul fuoco con un comunicato nel quale dichiara che “l’INVALSI accoglie prontamente tali sollecitazioni e si rende disponibile sin da ora ad aprire un confronto e un dialogo per studiare i possibili adattamenti del protocollo di somministrazione in vista delle prove del prossimo anno scolastico in modo che esse si possano svolgere nella massima serenità per tutti gli studenti”. Si tratta di una apertura apprezzabile che dimostra sensibilità da parte dell’Invalsi. Alla quale potrebbe ora seguire qualche passo concreto.

Uno spunto potrebbe venire dal regolamento sulla valutazione (Dpr 122/2009), che prevede all’articolo 10 che “Per gli alunni con difficoltà specifiche di apprendimento (DSA) adeguatamente certificate, la valutazione e la verifica degli apprendimenti, comprese quelle effettuate in sede di esame conclusivo dei cicli, devono tenere conto delle specifiche situazioni soggettive di tali alunni; a tali fini, nello svolgimento dell’attività didattica e delle prove di esame, sono adottati… gli strumenti metodologico-didattici compensativi e dispensativi ritenuti più idonei”.

Tenendo conto anche di questo indirizzo normativo, perché per le prossime rilevazioni dell’11 e del 13 maggio non autorizzare le scuole a concedere agli alunni con DSA maggior tempo per lo svolgimento dei test?

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