Professionali: una grande risorsa che potrebbe ridursi a poco

Tutto è cominciato con il rinnovato articolo 117 della Costituzione, approvato nella precedente legislatura con la legge n. 3/2001, che ha riconosciuto alle Regioni la competenza esclusiva in materia di istruzione e formazione professionale.
La riforma del ministro Moratti non poteva non tenerne conto, ma l’oggetto di questa competenza era (virtualmente è ancora) tutto da definire, con il centro tentato dalla voglia di non cedere i gioielli di famiglia (istituti tecnici e professionali) alle Regioni e queste ultime in attesa di una eredità significativa.
Voci non smentite, già riportate ampiamente da Tuttoscuola (www.tuttoscuola.com), danno per “salvi” tutti i tecnici che rimarrebbero nel sistema dei Licei anche grazie ai numerosi indirizzi, mentre gli istituti professionali passerebbero in blocco alle Regioni.
Quanto vale questa eredità? E quanto varrà al momento del passaggio alle Regioni?
Gli istituti professionali statali sono in Italia 467, cioè un quinto esatto di tutti gli istituti superiori. Per un terzo sono ubicati al sud.
Li frequentano circa 546 mila ragazzi (il 22% di tutti gli studenti delle superiori).
Negli ultimi due anni, dopo il boom dell’innalzamento dell’obbligo che aveva visto crescere vertiginosamente le iscrizioni ai professionali più di ogni altro, è cominciata la flessione di nuovi iscritti. Alle prossime iscrizioni di gennaio, viste le prospettive, vi potrebbe essere un’ulteriore pesante flessione.
Senza contare le migliaia di docenti annuali, nei professionali vi sono attualmente circa 49 mila insegnanti di ruolo, molti dei quali hanno la valigia pronta per trasferirsi ad altri istituti superiori.
Se i segnali di fuga dovessero essere confermati nei prossimi anni, al momento del passaggio alle Regioni i professionali potrebbero essere diventati un guscio vuoto o poco più.
Gli istituti campani e lombardi, rispettivamente con 75.662 e 70.426 studenti (e con 6.522 e 6.060 docenti), sono le punte avanzate di questo “tesoro” statale: tra due o tre anni cosa lasceranno alle rispettive Regioni?