Prodi e riforma Moratti: cambiamento radicale. Con o senza abrogazione?

Alle tante richieste di abrogare la riforma Moratti, Prodi risponde sempre in positivo sul da fare: investire cospicue risorse finanziarie (se ne saranno rimaste), dare un ruolo nuovo agli insegnanti, far risalire la scuola nella gerarchia dei valori e rilanciare forte la scuola tecnica.
Ma di abrogare la riforma finora non ha mai parlato esplicitamente, nonostante le tante insistenze, facendo capire che si dovrà voltare decisamente pagina con nuovi progetti per una scuola seria e diversamente organizzata.
Voltare pagina, dunque: un cambiamento che ha comunque qualcosa di nuovo e di originale rispetto alle posizioni delle due riforme generali degli ultimi anni, perché il “professore” precisa che occorre «voltare pagina con l’accordo di tutti».
Sembra di intravedere nelle sue parole la linea bipartisan che in questa stagione riformista è rimasta come voce nel deserto.
Giancarlo Cerini, esponente del Cidi ed esperto di problemi scolastici, chiede di «andare oltre il dilemma sull’abrogazione della riforma Moratti: non basta fare e disfare delle leggi, bisogna stanziare un punto in più di Pil per la scuola, dal 5 al 6%: 3mila miliardi di vecchie lire che potrebbero servire per ricostruire, dal punto di visto edilizio, la dorsale rappresentata dalle 56mila scuole italiane. Serve un piano decennale: una riforma così la vivrebbero tutti, alunni, insegnanti e genitori».