Primi giorni di scuola: studenti più preoccupati che felici

Come l’attesa prima di un salto nel vuoto. La vigilia del primo giorno di scuola è stata vissuta più o meno così dalla maggior parte degli studenti che stamattina sono tornati sui banchi. Basta osservare quali sono state le loro principali emozioni a poche ore dalla prima campanella dell’anno scolastico 2021/2022. A raccoglierle il portale Skuola.net, che per l’occasione ha intervistato 1.500 ragazzi delle scuole superiori, i più colpiti dalla pandemia.

Nei piani del Governo dovrebbe essere, per la scuola, l’anno della vera ripartenza. Ma gli alunni sono di parere diverso. Per più di 1 su 3, infatti, è stata la “preoccupazione” il sentimento prevalente con cui si è avvicinato ai cancelli del proprio istituto. Un altro 15% ha detto di provare soprattutto “incertezza”, il 13% addirittura “paura”. Una catena di pessimismo spezzata solo da un altro 13% che, in controtendenza, è stato “felice” di tornare a scuola. Immancabile la “tristezza” per la fine delle vacanze o la “noia” per il ritorno alla routine di sempre, predominanti per 1 su 10.

Gran parte dello spaesamento dei ragazzi potrebbe essere stato generato dalla scarsità di informazioni a disposizione sulle nuove regole introdotte per limitare i contagi da Covid-19 nelle scuole: solamente 1 su 3 dice che l’istituto ha fornito tutte le coordinate necessarie e di aver chiaro come doversi comportare.

Perché la pandemia, seppur in misura minore rispetto al settembre scorso, fa ancora paura: oltre un terzo degli intervistati (34%) teme che la malattia possa di nuovo bussare alla porta con violenza, mentre il 46% manifesta dei timori, comunque inferiori rispetto all’anno passato. Solo 1 su 5 affronterà il nuovo anno speranzoso che il peggio sia passato.

In ogni caso, si farà del tutto per scongiurare il più possibile il ricorso alla didattica a distanza. Uno scenario che, però, non esalta proprio tutti gli studenti: 1 su 2 è effettivamente felice che, se le cose andranno per il meglio, si andrà in classe da settembre a giugno ma circa 1 su 3, vista l’andamento della pandemia, avrebbe ancora alternato lezioni in presenza e Dad; per non parlare di quel 14% che sarebbe rimasto volentieri in Dad.

Qui, però, un peso determinante c’è l’ha il mero tornaconto personale: oltre la metà dei contrari al ritorno definitivo alla normalità scolastica (57%) vorrebbero continuare a sfruttare gli aspetti positivi derivanti dalla Dad (come orari più comodi per alzarsi la mattina e la libertà di vestirsi come meglio credono); mentre il 27% sostiene che con le lezioni online il suo rendimento è migliorato.

Quelli che, invece, non vedevano l’ora di tornare fisicamente a scuola puntano soprattutto sugli aspetti ‘sociali’: quasi la metà (48%) vuole tentare di ricostruire quei rapporti umani – con i compagni di classe e/o con gli insegnanti – che con le lunghe chiusure del recente passato spesso si sono raffreddati. Solo dopo viene la didattica, con il 35% dei pro-presenza che è contento soprattutto perché potrà seguire meglio le lezioni.

Anche se la Dad è un spauracchio che aleggia ancora nella mente degli studenti più grandi, indipendentemente dai punti di vista. Tanto è vero che, secondo la stragrande maggioranza, prima o poi è inevitabile che venga riattivata: 1 su 4 pensa che ciò potrebbe accadere per lunghi tratti dell’anno, come in passato; un altro 62%, più fiducioso, la vede come una soluzione adottata a intermittenza e per brevi periodi. Appena 1 su 10 la immagina in archivio. Purtroppo già smentiti dai fatti, visto che si segnalano già casi di istituti che sono stati costretti a far ricorso alla Dad per manifesta inadeguatezza di spazi o trasporti.

E a proposito di trasporti, i malcapitati che anche quest’anno dovranno fare affidamento sul servizio pubblico sono in larga parte concordi sul fatto che li attendono mesi non facili: per 4 su 5 la situazione è preoccupante in ottica contagi. Il motivo principale? Il sovraffollamento imperante, seguito dalla diseducazione civica degli utenti che salgono a bordo senza mascherina.

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