Presidi incaricati, un emendamento beffa

Coordinamento dirigenti scolastici incaricati

 

Apprendiamo, con amarezza e indignazione allo stesso tempo, dagli atti parlamentari di fine anno che nella seduta del 28/12/04 al Senato, nella procedura di conversione in legge del Decreto Legge n. 280 del 29 novembre 2004, è stato “inaspettatamente” inserito ed approvato un apposito emendamento, l’art.6 – sexies.

Tale articolo consentirebbe, se approvato anche alla Camera nelle prossime sedute dal 24 al 28 gennaio c.a., l’assunzione nei ruoli dei dirigenti scolastici di tutti quei candidati ammessi con riserva alla procedura concorsuale, riservata solo ai presidi incaricati triennalisti, conclusasi nel 2004.

Più precisamente di coloro che, su iniziativa legale personale, pur non avendo il prescritto requisito dei tre anni di incarico, (alcuni dei quali, e non sono pochi, addirittura non hanno mai svolto la funzione di preside incaricato!) hanno potuto, attraverso ordinanze di sospensiva emesse dal TAR ed in attesa del successivo giudizio di merito, svolgere per intero il percorso formativo concorsuale acquisendo una idoneità a cui non avevano giuridicamente diritto, viste anche alcune sentenze definitive del TAR e del Consiglio di Stato.

Noi siamo invece quei presidi incaricati (molti dei quali al 4° o 5° anno di incarico) che non hanno neppure provato a fare domanda di ammissione al già menzionato corso riservato, perché non in possesso in quel momento dei prescritti tre anni di incarico e quindi nella piena consapevolezza di non avere titolo a partecipare.

Noi siamo coloro che “ingenuamente” hanno creduto, sbagliando, nella
perentorietà e nella imprescindibilità del requisito fondamentale prescritto dal bando di concorso.

Oggi convalidare con atto legislativo il fatto compiuto della partecipazione ad un corso riservato a prescindere dai requisiti di legge offende e mortifica un elementare principio di eguaglianza e quanti sono rispettosi delle norme nel proprio impegno quotidiano nella scuola e al di fuori di essa.

Non può essere premiato un dato di fatto contro quello di diritto. L’emendamento in questione rappresenta un provvedimento lesivo non solo del principio di eguaglianza, ma anche e soprattutto nei confronti delle
legittime aspettative di tutti gli attuali presidi incaricati in un prossimo corso riservato, che preceda il concorso ordinario recentemente bandito o sia contestuale allo stesso.

Eravamo fortemente convinti che la certezza del diritto fosse un principio regolativo, inequivocabile e non suscettibile di interpretazioni, della convivenza civile e democratica di uno Stato.

Oggi non lo siamo più. O quantomeno le nostre idee sulla certezza giuridica delle norme, e ancor di più sulla loro applicazione in forme egualitarie e non discriminanti, cominciano altrettanto fortemente a vacillare. Qualcuno potrebbe ridarci fiducia nei principi etici e giuridici di giustizia ed eguaglianza per poter proseguire con serenità il nostro gravoso impegno professionale quotidiano?

Chi?

 

Palermo, lì 12/01/05

Distinti saluti

Co.Di.Sco.

(Coordinamento Palermo e Provincia)

 

(seguono firme)