Premiare i migliori: la Moratti ha ragione. Ma come e quando?

“Dare più soldi a chi è più bravo e costruire una carriera dove non contino solo gli anni di servizio ma anche il merito”: la dichiarazione del ministro Moratti al “Corriere della Sera” di sabato non può non essere condivisa. Ma dall’affermazione all’attuazione c’è in mezzo un mare di difficoltà, come ben ricorda l’ex-ministro Berlinguer che sullo strumento (il concorsone) per attuare quell’obiettivo uscì clamorosamente sconfitto.
Il ministro Moratti ha fatto sapere che è al lavoro una commissione mista formata da funzionari del Miur e sindacalisti che dovrebbe consegnare una proposta finita entro la fine dell’anno. Una proposta che la categoria dovrà condividere (concorsone docet).
Ma poi? Quale sarebbe la strada per arrivare a compensare il merito tra i prof.?
Il ministro ha parlato di nuovo contratto, ma per il contratto occorrerà aspettare altri quattro anni, visto che l’ultimo è stato appena firmato.
Se invece si punta ad introdurre la riforma delle carriere dei docenti con il prossimo contratto economico biennale 2004-2005, non ci sarebbero risorse disponibili, perché in quell’occasione normalmente vi sono a malapena i soldi per recuperare le perdite dell’inflazione.
Non resta quindi che sperare nel piano programmatico finanziario per la riforma, approvato in prima lettura dal Consiglio dei Ministri, che alla lettera e) (“valorizzazione professionale del personale docente”) prevede, già dalla prossima legge finanziaria, risorse (per ora non quantificate) a sostegno all’obiettivo Moratti.
A giorni la prima bozza di finanziaria consentirà di verificare la richiesta della Moratti. La partita dell’introduzione del merito nella carriera del personale scolastico è ancora lunghissima.