Premialità. Non può essere disgiunta dalla formazione e selezione del personale

Sempre più in difficoltà, dunque, il progetto “Qualità e merito” lanciato due mesi fa dal ministro Gelmini per sperimentare forme innovative finalizzate a premiare la professionalità degli insegnanti.

A Torino, dopo il no delle istituzioni scolastiche cittadine è venuto anche quello delle scuole della provincia, tanto che il direttore generale dell’Usr Piemonte nei giorni scorsi ha deciso di estendere l’offerta del progetto sperimentale a istituzioni scolastiche dell’intera regione. Anche Milano corre ora il rischio di seguire l’esempio di Torino.

Il termine ultimo per aderire alla sperimentazione, prorogato al prossimo 7 febbraio, potrebbe non bastare a salvare il progetto. Anche se si riuscirà a raggiungere, in qualche modo, il numero minimo di scuole per rendere valido il progetto, resterà una pesante ipoteca complessiva sulla sperimentazione, rendendo complicato l’intero percorso per preparare la svolta meritocratica nella scuola.

Occorre evidentemente riflettere meglio su quella idea di revisione della carriera dei docenti in grado di affiancare alla normale progressione per anzianità anche il riconoscimento della qualità professionale.

Ma un punto deve apparire chiaro. Obiettivo principale della valutazione è il miglioramento del processo di insegnamento-apprendimento. Questo processo non dovrebbe essere pensato come un correttivo rispetto alle insufficienze del sistema di formazione del personale docente in servizio, che andrebbero recuperate con un piano di intervento finalizzato, e di selezione dei docenti. E neanche come un surrogato degli interventi disciplinari di competenza del dirigente scolastico o del sistema ispettivo.