Precari/4. La polemica Moratti-Cassese

Ma il governo poteva fare qualcosa di diverso da quello che ha fatto? In pratica no. E’ vero infatti, come precisa puntigliosamente Letizia Moratti sul “Corriere della Sera” di domenica 26 giugno, rispondendo alle critiche mossele da Sabino Cassese il giorno prima sullo stesso giornale, che il governo non poteva che applicare la legge vigente (la 124 del 2000, varata dal centro-sinistra): “questa è l’eredità del passato“, ha affermato. Per il futuro, sulla base della legge n. 53, si provvederà alla formazione universitaria specialistica di tutti gli aspiranti docenti, e le scuole valuteranno l’esito del tirocinio che essi saranno tenuti a fare presso di esse, dopo il conseguimento della laurea magistrale.
Per il futuro si vedrà, è ancora largamente da costruire, ma intanto non si potrebbe cercare di introdurre almeno qualche piccolo elemento di novità?
Il ministro, beninteso, ha le sue ragioni, ma sarebbe proprio da scartare per esempio, fermi restando il numero complessivo e l’identità dei 40.000 interessati, di cui 35.000 insegnanti, che almeno in qualche caso, magari in via sperimentale, si consentisse alle scuole di esplicitare i loro fabbisogni specifici, incrociandoli con le caratteristiche professionali degli arruolandi? E non si potrebbe sperimentare qualcosa del genere per i trasferimenti sui posti che si liberano nelle scuole, soprattutto dove sono stati varati POF particolarmente innovativi, che richiedono professionalità particolari? E’ mai possibile che in Italia, dopo tanti anni, si finisca sempre per recitare lo stesso copione, fisso e ricorrente come quello dei “nò”, gli immutabili drammi del teatro classico giapponese?