Precari, si riaprono le graduatorie?

A un giorno dalla conversione in Senato del decreto legge n. 97/2004, che ha riformato le graduatorie permanenti degli insegnanti, dalle quali deriveranno le assunzioni sui posti vacanti e le supplenze annuali del prossimo anno scolastico, si cerca di capire quali effetti avranno le novità introdotte: da viale Trastevere non giunge ancora alcuna conferma, ma sembra pressoché scontato che vengano riaperti i termini per consentire ai circa 400mila docenti abilitati di indicare ulteriori servizi o titoli esclusi dalla prima valutazione.

L’alternativa è che l’amministrazione riveda autonomamente le domande già presentate dagli insegnanti. Tuttavia questa strada sembra poco auspicabile, in quanto una delle novità assolute introdotte ieri dalla Camera assieme all’immissione in ruolo su tutte le cattedre vacanti, ed approvate in extremis in serata da palazzo Madama, riguarda la valutazione dei servizi svolti su classi di concorso diverse da quelle per le quali si procede alla domanda di aggiornamento: gli insegnanti dovranno quindi essere messi nelle condizioni di comunicare questi eventuali servizi che, seppure calcolato al 50%, sino a ieri non erano mai stati considerati. E questo si traduce inevitabilmente in un’ulteriore “finestra” di aggiornamento delle graduatorie.

Tra le altre novità introdotte dal decreto vi è poi l’abolizione della valutazione del servizio militare (caldeggiata dalla sinistra e dai sindacati) svolto dopo l’acquisizione del titolo di studio abilitante. Confermato invece il punteggio derivante dalle abilitazioni conseguite presso le scuole universitarie di specializzazione (varranno 30 punti), mentre quelle ottenute tramite concorso continueranno ad avere un peso specifico più basso (solo 6 punti). Riguardo il punteggio maggiorato per il servizio prestato nelle scuole di montagna, il decreto ha voluto precisare che si intendono per questo tipo di istituti quelli in cui “almeno una sede è collocata in località situata sopra i 600 metri dal livello del mare”.

Il Miur dovrà quindi prendere una decisione entro brevissimo tempo, al massimo entro fine mese. Nel caso in cui si prolungassero ulteriormente i tempi di aggiornamento, il rischio sarebbe quello di far “saltare” le 15mila immissioni in ruolo ratificate ieri con lo stesso decreto: per un provvedimento voluto dallo stesso ministro Moratti, le operazioni di assunzione dovranno infatti concludersi entro il 31 luglio. E il tempo stringe: al solo Csa (l’ex provveditorato) di Milano si calcola che per arrivare alla pubblicazione delle graduatorie funzionari e impiegati stanno in questi giorni visionando almeno 200 mila pagine di documentazione di aggiornamento delle posizioni degli aspiranti docenti.