Prc: ‘Revisione coefficienti. ultima parola a chi lavora’

“Dal 1 gennaio 2008, grazie al Governo Berlusconi e in assenza di modifiche, tutti gli italiani dovranno lavorare tre, quattro anni in più prima di raggiungere l’età per accedere alla pensione di anzianità: questo è in fatto. Oggi milioni di pensionati percepiscono una rendita di circa 500 euro al mese e faticano a vivere”.

Lo afferma Maurizio Zipponi, responsabile Nazionale Lavoro ed Economia per la Segreteria Nazionale del P.R.C. “L’Unione ha vinto le elezioni – continua Zipponi – sulla base di un programma che si proponeva esplicitamente ‘di eliminare l’inaccettabile gradino e la riduzione del numero delle finestre che innalzano bruscamente e in modo del tutto iniquo l’età pensionabile, come prevede per il 2008 la legge approvata dalla maggioranza di centrodestra’, di rivalutare le pensioni per adeguarle al costo della vita, di aumentare le pensioni minime: questo è un fatto”.

“Rifondazione Comunista – spiega il responsabile economia e lavoro del Prc – ha condiviso il programma con cui la coalizione oggi al governo si è presentata con una posizione concorde al paese. Se è vero che la revisione dei coefficienti per valutare il valore delle pensioni sulla base del sistema contributivo è prevista dalla Riforma Dini a dieci anni dalla sua applicazione, se è vero che nel 2005 il governo Berlusconi non lo ha fatto, è altrettanto vero che le previsioni macroeconomiche su cui si basava la riforma del sistema pensionistico del 1995 si sono rivelate sbagliate”.

“Tra Governo e organizzazioni sindacali – aggiunge Zipponi – è aperto un confronto su tre grandi temi: efficentamento della pubblica amministrazione; produttività; welfare e pensioni.Su welfare e pensioni, lo ribadiamo, non possiamo essere d’accordo con chi si inventa “scalini” e propone la revisione dei coefficienti: l’aumento medio dell’età pensionabile non può che essere il risultato di una scelta individuale e volontaria del lavoratore anche attraverso eventuali incentivi. Già oggi l’età media con cui i lavoratori italiani vanno in pensione è di 60,2 anni, simile se non superiore al resto d’Europa.

“Così come continuiamo a pensare che sulle questioni sociali questa coalizione deve segnare la differenza con il governo precedente Il confronto – conclude l’esponente del Prc – si annuncia complicato: per quanto ci riguarda l’ultima parola deve spettare alle lavoratrici ed ai lavoratori. Il Prc rispetterà il loro volere”.