Poco più di un terzo dei dipendenti pubblici ha una tessera sindacale in tasca

L’idea del premier Renzi di ascoltare i pareri dei dipendenti pubblici via web per la sua ‘rivoluzione della Pubblica Amministrazione’ non è piaciuta al sindacato che, in occasione delle celebrazioni del 1° maggio, non ha esitato a giudicare l’idea come una sciocchezza (Angeletti – Uil).

Nel corso della conferenza stampa, rispondendo ad un giornalista che gli chiedeva le ragioni di quella scelta che sembrava escludere il rapporto diretto con il sindacato, Matteo Renzi ha risposto chiedendosi – non senza una punta di ironia – se sia o no un diritto del datore di lavoro (in questo caso lo Stato) di consultare i propri dipendenti (tramite rivoluzione@governo.it).

Questa idea di bypassare il sindacato è di per sé una piccola rivoluzione. Comprensibile, quindi, che sia guardata con sospetto dai vertici confederali.

Ma il sindacato rappresenta tutti i lavoratori? Da un punto di vista contrattuale certamente sì, perché i contratti di lavoro stipulati valgono per tutti, erga omnes. Ma fuori da tale ambito?

L’Aran, attraverso il computo delle cosiddette deleghe, ha certificato che gli iscritti ai sindacati (comprese le organizzazioni sindacali minori) sono complessivamente 1.190.173 (di cui 547.158 del comparto scuola). Lo si ricava dai dati ufficiali dell’Aran per la rappresentatività sindacale del triennio 2013-15 e da quelli della Ragioneria generale dello Stato per il Conto annuale 2012.

La Ragioneria generale dello Stato, a sua volta, ha certificato che i dipendenti pubblici sono 3.238.474 (di cui 1.013.327 nel comparto scuola).

Rapportando il numero degli iscritti (1.190.173) al numero dei dipendenti in servizio (3.238.474) si ottiene il tasso generale di sindacalizzazione nella Pubblica Amministrazione, che è dunque pari al 37% (nel comparto scuola è del 54%).

Quasi due terzi dei dipendenti pubblici non hanno una tessera sindacale in tasca. E’ fuori di dubbio che i sindacati rappresentino la categoria, ma anche alla luce di questi dati non sembra peregrina l’idea del premier di una consultazione via web per sapere cosa i dipendenti pubblici ne pensino della riforma che propone.