Più brave a scuola, ma penalizzate sul lavoro: 8 marzo aspro per le donne italiane
Un 8 marzo dal retrogusto amaro per le donne, quello che sta arrivando. Più brillanti lungo il percorso formativo e in quasi tutti gli indirizzi di studio rispetto agli uomini, ma sul mercato del lavoro le donne italiane scontano ancora un forte divario in termini non solo occupazionali e contrattuali, ma anche e soprattutto retributivi. L’identikit delle performance formative e professionali delle donne, dalla scuola superiore all’università fino al mercato del lavoro, arriva dalle Indagini AlmaDiploma e AlmaLaurea. La lettura dei dati conferma un differenziale a favore dei maschi, che permane anche quando le donne intraprendono percorsi disciplinari che offrono maggiori chance occupazionali o dove sono storicamente più presenti.
Brave già dai banchi di scuola
Veloci, preparate e con le idee chiare. Il Rapporto 2017 sul Profilo dei Diplomati conferma che le donne nel campo della formazione se la cavano meglio degli uomini e questo fin dalle scuole medie, che concludono portando a casa un voto d’esame molto spesso più elevato dei maschi: il 35% delle ragazze contro il 26% dei ragazzi ottiene 9 (su 10) o più. E quando arrivano sui banchi delle superiori, che siano quelli di un liceo, un tecnico o un professionale, le femmine raggiungono ancora una volta ottimi risultati. Inoltre, secondo i dati AlmaLaurea, il 91% delle ragazze non fa ripetenze contro l’85% dei ragazzi, il voto medio di diploma è rispettivamente 78,6 su 100 per le ragazze contro 75,1 dei ragazzi. Inoltre, il 38% dedica allo studio e ai compiti a casa più di 15 ore settimanali contro il 16% dei maschi. Le ragazze sembrano poi essere maggiormente interessate a proseguire gli studi, soprattutto all’università: il 77% contro il 63% dei ragazzi.
Risultati brillanti anche all’università
Il Rapporto 2017 sul Profilo dei laureati conferma poi che le donne, nella quasi totalità dei percorsi di studio, continuano ad avere performance più brillanti rispetto agli uomini, sia in termini di regolarità negli studi che di voti. Tra i laureati del 2016, dove è nettamente più elevata la presenza della componente femminile (59%), la quota delle donne che si laureano in corso è superiore a quanto registrato per gli uomini (rispettivamente il 51% e il 46%) e il voto medio di laurea è uguale a 103,4 su 110 per le prime e a 101,3 per i secondi; occorre sottolineare che ciò è frutto anche dei diversi percorsi formativi intrapresi.
Indietro sul lavoro
Il Rapporto 2017 sulla Condizione occupazionale dei laureati registra ancora una volta significative e persistenti disuguaglianze di genere se parliamo di mercato del lavoro. Secondo i dati di AlmaLaurea, infatti, tra i laureati magistrali biennali, a cinque anni dal conseguimento del titolo, le differenze di genere si confermano significative e pari a 8 punti percentuali in termini occupazionali: il tasso di occupazione è pari all’81% per le donne e all’89% per gli uomini. A 5 anni dal titolo i contratti alle dipendenze a tempo indeterminato sono una prerogativa tutta maschile: riguardano il 61% degli uomini e il 52% delle donne.
Differenze di genere che si confermano anche dal punto di vista retributivo. Tra i laureati magistrali biennali che hanno iniziato l’attuale attività dopo la laurea e lavorano a tempo pieno emerge che il differenziale, a cinque anni, è pari al 19% a favore dei maschi: 1.637 euro contro 1.375 euro delle donne. Se è vero che questo risultato è influenzato da diversi fattori, è altrettanto vero che, a parità di ogni altra condizione, gli uomini guadagnano in media 159 euro netti mensili più delle donne. A ciò si aggiunge che il titolo di laurea è efficace per lavorare più per gli uomini che per le donne: rispettivamente il 56% contro il 53% degli occupati ritiene il titolo “efficace o molto efficace” per lo svolgimento del proprio lavoro.
A ulteriore conferma che ancora oggi le donne fanno più fatica degli uomini a realizzarsi professionalmente, basti pensare che a cinque anni dal titolo magistrale svolge un lavoro a elevata specializzazione (compresi i legislatori e l’alta dirigenza) il 47% delle donne e il 56% degli uomini.
In generale le donne risultano leggermente meno soddisfatte del proprio lavoro; in particolare, a cinque anni dalla laurea sono meno gratificate dalle opportunità di contatti con l’estero, dalle prospettive di guadagno e di carriera e dalla stabilità e sicurezza del lavoro. Fanno eccezione, denotando una maggiore soddisfazione nella componente femminile, l’utilità sociale del lavoro e il tempo libero a disposizione.
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