Piange il telefono ovvero supplente quanto mi costi!

Il ddl per la finanziaria 2007 prevede di risparmiare 25 milioni di euro (circa 50 miliardi delle vecchie lire) sugli attuali costi per le supplenze brevi.
Non sappiamo se le spese telefoniche e telegrafiche per nominare i supplenti siano comprese in quei costi per supplenze, ma certamente da qualche parte del bilancio delle scuole o in quello dei Comuni che pagano le bollette telefoniche quelle spese ci sono e ben pesanti.
Fece notizia l’anno scorso la decisione del Comune di Roma di non procedere più al pagamento delle bollette telefoniche delle segreterie scolastiche per le spese imputabili ai telegrammi che, in effetti, sono da considerare piuttosto spese postali.
In un solo bimestre il Comune avrebbe dovuto pagare circa un miliardo in vecchie lire per telegrammi dovuti alle chiamate di supplenti, e chiese il rimborso anche delle precedenti spese. Da allora le scuole romane, come avveniva in altre regioni, pagano a proprie spese i telegrammi per supplenti.
Le procedure per i conferimenti di supplenza da sempre hanno previsto l’invio di telegrammi ai supplenti a cui viene proposta una supplenza. Pur non trattandosi, quindi, di una novità, quella dei telegrammi è diventata da alcuni anni una pesante spesa per le scuole, perché, a fronte di rifiuti di accettazione della supplenza o di assenza del supplente chiamato, le segreterie devono comunque inviare telegrammi ai candidati alle supplenze (ogni supplente ha diritto a iscriversi a 30 istituti), anche se va a buon fine solamente il 20-30% di quei telegrammi visto che dei tanti supplenti contattati pochi finiscono per accettare (vi sono casi limite di 15 telegrammi inviati per una sola supplenza).
Si può stimare che le spese per telegrammi possono arrivare in un anno scolastico a circa 50-60 milioni di euro. È forse una stima di costi massimi, ma dà un’idea di come una procedura burocratica possa portare a sprechi di risorse che proprio la Finanziaria potrebbe evitare imponendo criteri diversi di procedura.