Persi 400mila diplomati negli istituti tecnici negli ultimi 24 anni

Gli alunni degli istituti tecnici superiori sono scesi dal 45% degli iscritti nel 1991/92 al 33,7% del 2014/15, con una perdita assoluta di oltre 400mila studenti. E’ quanto emerge dal ‘Rapporto sull’istruzione tecnica secondaria e terziaria’, curato dall’associazione Treelle, sostenuta dalla Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione Rocca, presentato oggi nell’auditorium Testori di Palazzo Lombardia. E ancora: nel 2014 hanno conseguito un diploma di scuola secondaria superiore 448.479 ragazzi. Di questi, il 34,8% ha ottenuto un attestato di istituto tecnico (156.071 iscritti). Il numero di diplomatici tecnici è andato costantemente diminuendo negli ultimi 25 anni, soprattutto per effetto del calo di iscritti, iniziato nel 1990. Per contro, la quota dei diplomati liceali è passata dal 29,5% del 1991 al 44,8% del 2014.

Altri numeri: 722mila assunzioni nel 2015, di cui 276mila rivolte a diplomati. Il gap di offerta calcolato quest’anno è del 17,7% contro il 14,3% del 2014. In sintesi, sono sempre più i liceali anziché i periti. In Italia, ancora, diversamente dagli altri Paesi europei, non esiste un’offerta intermedia di formazione tecnica tra la scuola e l’università, che ha il monopolio dell’offerta d’istruzione terziaria. Se si guarda agli iscritti ai corsi di istruzione tecnica terziaria breve in Europa, si passa dagli 880mila in Germania ai 116mila in Francia, dai 40mila in Austria ai 31mila in Svezia, fino ai quattromila iscritti in Italia. Del caso transalpino ha parlato Claude Thelot, ex presidente della commissione per il ‘debat nationale sur le future de l’education en France’ e del ‘Haute conseil de l’évaluation de l’école’. “In Francia – ha detto – gli istituti universitari di tecnologia fanno parte dell’università, ma sono autonomi, e beneficiano di finanziamenti misti, in arrivo dall’impresa e in gran parte dallo Stato. Oggi ce ne sono 113 e c’è una forte richiesta da parte di città medio-piccole“.

L’offerta formativa – ha aggiunto Thelot – è molto specifica: ci sono 24 specialità. Vi sono dei corsi classici distribuiti sui due anni, poi degli stage e, ancora, dei progetti educativi nell’istituto concordati con l’impresa. I progetti seguiti da un tutor hanno un massimo di 35 studenti, come a scuola“. “Chi frequenta questi istituti? C’è bisogno della maturità, ma l’ingresso – ha spiegato – è molto selettivo. Sono molto interessanti sia per gli studenti sia per le famiglie. Tre su quattro continuano con l’università, una laurea professionale“. “Non bisogna togliere i fondi all’università, ma dare altri fondi per gli istituti universitari di tecnologia. Bisognare creare dei nuovi contratti di lavoro per gli apprendisti. Nel sistema educativo c’è bisogno di innovazione“, ha concluso Thelot.

L’occupazione di questo settore è la più alta in assoluto. Non basta soltanto la leva finanziaria, ma è il modello che deve cambiare. In alcuni istituti tecnici superiori la proposta di lavoro arriva già dopo il primo anno. Il modello formativo della scuola è lo stesso per i licei e gli Its: il metodo è storico-narrativo. Si racconta Leopardi come la matematica. E il liceo non insegna niente di spendibile“, ha sottolineato Giovanni Biondi, presidente di Indire, Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa.

Undici milioni di investimento di Regione Lombardia, mille studenti, 29 percorsi avviati e 18 fondazioni. Noi siamo riusciti a realizzare quel raccordo fra istruzione e mondo del lavoro, più volte annunciato e mai realizzato finora. Tutte le province hanno esperienze altissime di inserimento lavorativo“, ha spiegato Valentina Aprea, assessora all’Istruzione, formazione e lavoro parlando degli Its lombardi. “Con il progetto ‘PerTe Prestito con Lode’ per la prima volta – ha aggiunto – il prestito d’onore con banca Intesa SanPaolo non riguarda un corso universitario, ma un corso di formazione superiore, quello dello Iath di Como“. “In Regione Lombardia abbiamo realizzato la prima esperienza di formazione duale in un Its. Infine, 12.700.000 euro sono i fondi destinati alla programmazione triennale tra il 2015 e il 2017“, ha concluso Aprea.