Pari opportunità, Centemero (FI): ‘Educazione alla Cittadinanza e alla parità devono essere materie curricolari’

La deputata di Forza Italia, Elena Centemero, al suo secondo mandato da Presidente della Commissione Eguaglianza e non discriminazione del Consiglio d’Europa, riceve oggi,  25 ottobre, al Cairo, il premio “Excellent Advocacy for Women Awards”. Tuttoscuola l’ha intervistata per capire cosa vorrebbe fare in termini di scuola e pari opportunità.
 
On. Centemero, oggi, 25 ottobre, riceve il premio “Excellent Advocacy for Women Awards” come riconoscimento per i risultati raggiunti in favore dell’Empowerment delle donne, per l’impegno nella promozione di azioni tese a migliorare la condizione delle donne, ad eliminare la discriminazione di genere e a combattere la violenza sulle donne. Quanto è stato fatto fino a oggi e quanto ancora c’è da lavorare in questo senso?
«Il XXI secolo sarà il tempo delle donne perché le vedrà lavorare insieme per rendere concreti i loro diritti. C’è molto da fare innanzitutto in termini di servizi per per far sì che le donne possano lavorare senza per questo dover rinunciare alla vita familiare. La rinuncia forzata alla maternità è un fatto negativo non solo a livello individuale ma anche sociale: basti pensare ai dati sulla natalità in Italia che sono in continuo calo e al costante invecchiamento della popolazione. Per questo si deve molto lavorare sui congedi parentali e sulla parità di retribuzione. Poi c’è il grande tema della formazione: le laureate sono più degli uomini e in media hanno voti migliori, tuttavia scelgono corsi di laurea in settori, come l’insegnamento o il sociale, in cui c’è più precariato. Il che vuol dire che le donne sono maggiormente soggette a situazioni di povertà».
Sono ancora troppe le donne vittime di violenza. Secondo lei cosa dovrebbe fare la scuola per educare le nuove generazioni al rispetto delle differenze di genere e alle pari opportunità? A oggi la scuola, secondo lei, fa abbastanza in questo senso?
«L’educazione alla parità è una competenza chiave di cittadinanza. Educare alla parità significa far comprendere che le donne e gli uomini possono contribuire in egual misura a far crescere l’economia e a migliorare la società, che possono prendere insieme la responsabilità delle decisioni politiche a qualunque livello. Questa consapevolezza nasce dal rispetto reciproco e dalla capacità di superare gli stereotipi che relegano le donne in alcune professioni o in alcuni ruoli. L’azione culturale ed educativa è il più grande investimento che il Paese può fare. Ma servono anche leggi che rendano stringenti la presenza delle donne nei luoghi dove si prendono le decisioni, nelle istituzioni e nel management».

Sono invece ancora troppo poche le ragazze che, dopo la maturità, scelgono le STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics). Cosa dovrebbe fare la scuola per incoraggiare le studentesse ad intraprendere percorsi di studio scientifici?
«La Commissione Europea dice che nei prossimi anni saranno più di 900.000 i posti di lavoro nel digitale e nell’area STEM. Abbiamo bisogno di nuovi scienziati che continuino la ricerca nel campo medico, tecnologico e scientifico. Se prendiamo ad esempio la matematica, sappiamo che la propensione verso questa materia matura tra gli 11 e i 16 anni: per questo è necessario investire per formare più insegnanti di questa disciplina, per innovare la didattica e per incoraggiare ed orientare le ragazze ed i ragazzi verso le STEM. Noi presenteremo una proposta in tal senso nella prossima legge di stabilità».
 
Quali saranno i suoi prossimi passi per la promozione delle pari opportunità a scuola?
«L’educazione alla cittadinanza e alla parità devono essere materie curricolari, con un proprio orario e una propria dignità. In particolare è necessario che le ragazze e i ragazzi conoscano le problematiche legate al divario salariale, ai congedi di maternità e parentali, i contenuti della Convenzione di Istanbul e i fenomeni legati alla violenza contro le donne. Per questo devono essere utilizzate metodologie innovative come ad esempio il debate».