Papà Weidt. Il Giusto che ha salvato decine di ebrei ciechi come lui
Nel museo “Yad Vashem” di Gerusalemme, dove vengono ricordati e onorati i “Giusti tra le Nazioni” che, opponendosi alle leggi razziali a rischio della propria vita, hanno salvato moltissimi ebrei, viene ricordato anche Papà Weidt (Otto Weidt), chiamato così per l’aiuto e la protezione dati a Berlino ad alcune decine di ebrei.
La sua è una delle tante sconosciute storie di coraggio che stanno emergendo in questi anni dall’oblio e dalla paura, soprattutto dopo che Schindler’s list ha mostrato al mondo come accanto alla cattiveria e alle barbarie si possano rinvenire atti di eroismo e di coraggio capaci di riscattare l’umanità.
La singolarità dell’eroismo di Papa Weidt non sta però soltanto nel fatto che lui, di “pura razza ariana”, abbia salvato la vita di decine di ebrei; la singolarità del suo eroismo sta soprattutto nel fatto che, pur essendo praticamente cieco, sia riuscito a proteggere e salvare decine di ebrei, tra cui una trentina di persone cieche come lui, che lavoravano nella piccola azienda di spazzole e scope che Weidt gestiva a Berlino.
A Berlino l’azienda di Weidt è diventata ora un piccolo museo.
Tra i sopravvissuti grazie a Papà Weidt vi è l’ebrea Inge Deutschkron, diventata poi giornalista, che ha voluto ricordare il suo salvatore, raccontandone la vita umile e grande di quel Giusto, in un semplice libro per ragazzi “Papà Weidt, l’uomo che tenne testa ai nazisti”.
Nell’imminenza della giorno della memoria, il libro è stato tradotto in italiano da una classe del liceo scientifico “Spallanzani” di Reggio Emilia.
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