Panebianco: de profundis sulla scuola

Un po’, anzi molto in controtendenza rispetto agli appelli alla classe politica per un maggiore impegno sui temi dell’istruzione si pone l’editoriale che Angelo Panebianco ha scritto per il Magazine settimanale del “Corriere della Sera”, intitolato De profundis per la scuola.

La tesi di Panebianco, un politologo che si è spesso occupato di scuola, è che i politici (tutti, a prescindere dalla loro collocazione) non considerano l’istruzione come una priorità perché così non la considera l’opinione pubblica, “la schiacciante maggioranza degli italiani“, che sono preoccupati piuttosto da altre questioni, dal costo della vita al lavoro alla sicurezza.

D’altra parte, argomenta Panebianco, “un serio tentativo di rimuovere le condizioni che, nel corso dei decenni, hanno portato al deterioramento del sistema educativo, susciterebbe terribili vespai: significherebbe estromettere i sindacati dalla compartecipazione di fatto al governo della scuola, intervenire col bisturi sulla formazione degli insegnanti, sulle modalità di reclutamento, di carriera eccetera, imporre controlli sulla qualità dell’insegnamento“. Insomma, “abolire il sessantotto“.

Panebianco esprime tutto il suo scetticismo sul fatto che qualcuno voglia “prendersi a cuore una rogna del genere“, che comporterebbe occupazioni scolastiche a raffica, scioperi sindacali a oltranza, campagne di stampa ostili e così via. Costi altissimi, dunque, e benefici politici “bassi o nulli“. Un circolo vizioso che secondo l’editorialista potrebbe forse essere spezzato, in prospettiva, dalla nascita di scuole private di qualità che attivino una virtuosa concorrenza con quelle pubbliche.