Orientamento e scelta degli studi: chi decide?

Qualche sorpresa nasce sul versante dell’orientamento: tra le “raccomandazioni” ne compare una, formulata in modo piuttosto secco, che suggerisce che “l’accesso agli studi liceali (solo a quelli, ndr), sia proposto dai consigli di classe dell’ultimo anno della scuola media”, e che tale “decisione” sia “trasmessa alle direzioni dei licei rispettivi”. Insomma, assai più che un consiglio, quasi un obbligo amministrativo.
Però “studenti e famiglie possono opporsi alle decisioni dei consigli di classe”, e in tal caso l’opposizione viene discussa (con i consigli di classe, sembra di capire), e ad ogni buon conto essa viene “registrata nel portfolio” dello studente. Un’ipotesi originale, che non sembra però tanto in linea con il dichiarato intento di voler rafforzare la libertà di scelta delle famiglie e degli studenti.
La tematica dell’orientamento ricompare anche nei “due anni terminali degli studi liceali”, nei quali dovrebbe addirittura assumere il rilievo di “preoccupazione dominante”: si prevede che accanto al diploma sia fornito anche un “consiglio d’orientamento attendibile, discusso e vagliato con ogni studente”.
Quarta domanda per gli Stati: non si correrà il rischio, in tal modo, di condizionare eccessivamente la struttura curricolare (contenuti, obiettivi) di quei due anni, fino ad appannare la coerenza e la specifica finalità formativa dei singoli percorsi liceali?