Orientamento e ‘Ricerca di senso’

Di Speranzina Ferraro*

«Caro Aldo, sono una studentessa del Liceo classico Giuseppe Parini di Milano. Sono un’adolescente e ho tanta paura del futuro. Non so chi sono, né chi vorrò essere, ma è così grave come sembra? Perché devo scegliere l’università a 17 anni se finirò la scuola a 19?».

Così comincia la lettera inviata recentemente al giornalista del Corriere della Sera, Aldo Cazzullo. Le domande che si pone la studentessa manifestano chiari bisogni e mancanze che le impediscono di essere serena e di guardare avanti con fiducia.

Possiamo dire che forse nel suo percorso personale e formativo è mancato un intervento efficace e personalizzato di orientamento educativo? Forse sì!

I giovani Millennials e quelli della generazione Z hanno sempre più bisogno di orientamento, come testimoniano le tante indagini che si sono succedute dal 2022 in poi, durante e dopo la pandemia da Covid-19. Tutte le ricerche, nonché le recenti indagini Istat che riguardano i giovani, confermano la sofferenza diffusa che attraversa questa generazione e che si manifesta attraverso disturbi alimentari, sempre più precoci, tentativi di suicidio, abbandono della scuola e dei percorsi formativi, ritiro sociale. Sono senz’altro modi di comunicare una forte richiesta di aiuto che è anche ricerca di cambiamento. Ma altre ricerche mettono in evidenza anche altre proiezioni dei giovani, non soltanto negative. Ad esempio, i dati IPSOS riportano che i ragazzi della generazione Z sono usciti dalla pandemia più riflessivi (41%) e più sfiduciati (41%). Quasi un terzo di giovani si sente più fragile (31%), mentre un 28% si sente più triste. Tuttavia gli under 25 anni rispetto ai loro genitori mostrano il doppio del coraggio (14% contro il 6%) e vogliono cambiare la realtà e migliorare la società (74%).

Viviamo in un’epoca contrassegnata da cambiamenti continui e da una forte fluidità, che toglie certezze e punti di riferimento. I vecchi valori si sono frantumati e i nuovi faticano ad emergere e consolidarsi. Ad aumentare incertezza e sfiducia nei giovani e non solo in loro ci sono l’instabilità del lavoro, le forti disuguaglianze, l’instabilità politica in molte aree del mondo e le sofferenze delle economie globali, nonché il cambiamento climatico che incide fortemente sull’ambiente e sulla qualità della vita delle persone. Queste emergenze sono evidenti anche nella ricerca “Giovani 2024: Bilancio di una generazione” realizzata dal Consiglio Nazionale dei Giovani e dall’Agenzia Italiana per la Gioventù, con il supporto scientifico di EU.R.E.S. Ricerche Economiche e Sociali, che sottolinea una notevole capacità di resilienza dei giovani e un desiderio profondo di contribuire attivamente al cambiamento sociale ed economico del nostro Paese.

Un dato emerge chiaramente da questo elenco di bisogni e di difficoltà nei giovani, ovvero la crescita della valenza dell’orientamento nella vita di ogni persona e il suo forte legame con l’educazione e con la visione di una formazione per la vita. La peculiarità specifica dell’orientamento è la sua capacità evolutiva, ovvero la capacità di cambiare assecondando nel tempo i cambiamenti della società. Anche il modello del Life design, che caratterizza l’orientamento oggi, non si limita solo a delineare la direzione di un percorso professionale, come avveniva un tempo, ma costituisce un’attività di concezione e costruzione della propria vita, cioè un life designing (Savickas et al., 2009). È, infatti, grazie alla sua capacità evolutiva che oggi l’orientamento supera, pur non abbandonandola, la dimensione della transizione per avvicinarsi a quella dello sviluppo e del sostegno del benessere psico-fisico della persona, per renderla adattabile e capace di far fronte alle tante trasformazioni sociali e del lavoro e, soprattutto, per superare la difficoltà a vivere e agire nella realtà attuale, riconosciuta dagli stessi giovani come non adeguata e con poco senso. Infatti, il suo obiettivo è quello di contribuire a migliorare la vita della persona e quella della società tutta, grazie al contributo di ciascuno.

La scuola ha bisogno dell’orientamento per aiutare i giovani a trovare e ritrovare il senso della loro vita e per rispondere a domande come quelle di Camilla: Chi sono? Come sono? Dove vado? Perché?

Se si riflette attentamente, è facile cogliere la coerenza e l’affinità dei due costrutti, ovvero orientamento e educazione. Hanno entrambi una connotazione evolutiva e una dimensione permanente.

 L’educazione cambia e dovrebbe cambiare con il cambiamento della società per svolgere la sua azione principale ovvero accompagnare ogni persona lungo tutto il corso della vita, in ogni processo di cambiamento e/o di transizione. L’orientamento, a sua volta, è un processo permanente, strettamente collegato alla persona e alle sue caratteristiche, finalizzato a favorire la conoscenza di sé e a sviluppare le proprie attitudini e la consapevolezza al fine di raggiungere il benessere psico-fisico e contribuire a quello sociale.  È in questa visione che si coglie il senso vero dell’orientamento e la sua capacità di aiutare ogni giovane a trovare il proprio posto nel mondo e il senso della propria vita.

Poiché siamo nel mezzo di una complessa transizione, che vede il cambiamento continuo del lavoro, l’avvento di tecnologie sempre più avanzate, emerge l’esigenza di potenziare le qualità umane e professionali della persona, supportarla dal punto di vista emozionale, affinché sia sempre in grado di affrontare la sfida del cambiamento e adattarsi alle incertezze del futuro. Questo è il compito dell’educazione a scuola.

Oggi, che è sempre più forte la domanda di senso che si alza dai giovani che soffrono e temono il futuro, l’orientamento si avvicina alla dimensione disegnata da Frankl, lo psichiatra viennese, che, scampato ai campi di concentramento, dedicò la sua vita allo sviluppo di una progettualità esistenziale futura e alla promozione della ricerca di senso alla luce della logoterapia. Il libro, “Orientamento e ricerca di senso”, curato da Pina del Core e D. Pavoncello (F. Angeli, 2023), nasce dall’idea di ripensare l’orientamento alla luce della visione di Frankl, confermando che esso oggi assume sempre più una connotazione esistenziale. Il libro attraverso una narrazione scorrevole, coerente e ben documentata sviluppa una nuova dimensione dell’orientamento, ovvero un orientamento esistenziale, fondamentale nella progettazione del futuro e nella elaborazione e rielaborazione del progetto di vita. Ciò che serve oggi a ogni giovane è comprendere il proprio scopo nella vita, che è ciò che dà senso a ogni scelta e senza il quale ogni decisione è destinata a fallire. A fronte della complessità sociale ed economica, della diffusa sfiducia dei giovani verso il futuro e delle considerazioni espresse, particolare importanza assume a scuola l’orientamento educativo, specie per i giovani che si affacciano al futuro con l’obiettivo di ridare il senso della vita e restituire speranza e voglia di impegnarsi per il cambiamento della società.

In quale modo? Ovvero come implementare a scuola l’orientamento educativo, innestandolo nel processo formativo?

Con un nuovo modello educativo, perché il modello tradizionale che, in parte ancora resiste, non risponde più alle esigenze e ai bisogni di giovani e di una società che sono profondamente cambiati. Il cambiamento dovrebbe condurre ogni docente a:

  • cambiare il modello educativo, da rigido e trasmissivo a un modello aperto e accogliente;
  • favorire il protagonismo attivo dello studente in un rapporto paritario tra docente e studente pur tra funzioni e ruoli distinti;
  • favorire l’implementazione di un nuovo sistema di regole e valori;
  • dare fiducia alla persona in formazione, trasmettere fiducia in se stessi, negli altri e nel futuro ma anche speranza nel cambiamento;
  • abituare ogni studente, sin dai banchi di scuola, a vivere la realtà come bene da migliorare e su cui intervenire dando il proprio contributo;
  • promuovere l’apprendimento a partire da un rapporto empatico con ogni studente.

L’apprendimento è, infatti, un processo relazionale e di certo non ci sarebbe apprendimento se non ci fosse relazione, ovvero incontro tra persone anche con ruoli diversi. Il docente che punta sull’empatia e la relazione efficace tende a potenziare il benessere, ovvero lo stare bene dello studente a scuola e con se stesso, attraverso l’accoglienza senza riserve, il dialogo chiaro e continuo, il raccordo con la realtà e un modello educativo positivo e incoraggiante. La scuola diventa così il luogo dove si impara e si impara a vivere, in un ambiente che è di cura e che favorisce e sostiene le emozioni, perché in esse è riposta la motivazione all’azione e all’impegno.

Frankl afferma che la motivazione primaria dell’essere umano consiste nel trovare un senso in ogni situazione della vita che rafforzi il sé e dia la spinta a guardare avanti con speranza.  “Pertanto, il ruolo dell’orientamento esistenziale è proprio quello di aiutare la persona a interrogarsi sul proprio posto nel mondo, a scoprire le sue risorse, le sue potenzialità, i suoi desiderata, …. Aiutare a ritrovare la bussola e la direzione per cui la persona è chiamata a vivere una vita di significato” (D. Pavoncello).

In questo modo daremo la risposta alla domanda che si pone Camilla e che la rende incerta circa il futuro, e a tanti giovani che come lei cercano il senso della vita, della sua vita. È questo l’orientamento educativo/esistenziale su cui la scuola deve misurarsi.

Vorrei chiudere con una frase di Alessandro D’Avenia, docente e scrittore, nell’articolo dell’11 marzo 2024 sul Corriere della Sera.

“… e se la bellezza è il fine della vita, dovrebbe esserlo anche dell’educazione, che è aiutare la vita a crescere”. E ancora: “…la felicità dipende dalla profondità di rapporti che abbiamo con il mondo e con gli altri: i nostri ricordi felici riguardano ciò che abbiamo creato con le nostre attitudini e con le relazioni significative che abbiamo stretto. Se non so chi sono e con chi sono, le competenze sono solo vestiti su un manichino. L’orientamento dovrebbe servire a scoprire i propri talenti per poi farli fiorire a beneficio degli altri nel tempo…”.

 È straordinario quanto D’Avenia riesca a comprendere e sottolineare spesso nei suoi articoli l’importanza dell’orientamento a scuola e nel processo formativo. Certamente è una conseguenza diretta della sua profonda empatia con i giovani, della capacità di leggere i loro bisogni e dell’importanza della ricerca del senso della vita che dia la risposta alla domanda che ognuno si pone sempre: Chi sono? Cosa faccio? Dove vado? Perché?

*Esperta politiche educative e orientamento

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