Ocse-Pisa. Si preferisce lo scontro alla valutazione dell’indagine

Nel dibattito che ha accompagnato la pubblicazione dei dati del Pisa 2009 non poteva mancare la divergenza di vedute tra maggioranza e opposizione sul merito dei risultati, questa volta in crescita, ottenuti dai nostri quindicenni.

È bastato un imprudente passaggio nel comunicato stampa del Miur sui risultati dell’indagine (un “ci premia” di troppo) per provocare, come si è visto, una reazione dell’opposizione che ha finito per oscurare l’esito del rapporto, anteponendo il giudizio politico alla valutazione di merito dell’indagine.

Ha prevalso, in questo modo, a scapito di una costruttiva dialettica sul Pisa 2009, lo scontro politico, in linea con le tensioni del momento. Le valutazioni sul rapporto, quando ci sono state, sono servite a screditare l’avversario e a vantare lontani meriti, anziché valutare serenamente con obiettività quei risultati. E ognuno ha cercato di attribuirsi il merito dei miglioramenti nei livelli di base dei nostri quindicenni, come se le competenze rilevate fossero frutto del momento particolare in cui è stata effettuata la rilevazione dei dati e non, piuttosto, l’esito conclusivo di un lungo percorso che veniva da lontano e che aveva attraversato il mandato di diversi ministri dell’istruzione di schieramenti opposti.

Non era andata in questo modo tre anni fa alla pubblicazione del Pisa 2006 con il ministro Fioroni e sei anni prima con il Pisa 2003 sotto il ministro Moratti.

Nessun attacco dell’opposizione né un vantarsi del merito (se ce ne fosse stata la ragione) da parte della maggioranza. Ma forse allora il peso del rapporto internazionale non aveva rilievo politico.