Ocse: lo studio economico sull’Italia snobba l’istruzione

Lo Studio economico (Economic Survey) sull’Italia presentato dall’Ocse a Roma nei giorni scorsi è stato insolitamente piuttosto avaro nei confronti sul ruolo che l’istruzione può giocare per la ripresa e la crescita del nostro Paese.

Sulle 115 pagine del Rapporto solo due sono dedicate all’istruzione, mentre gran parte delle analisi e delle raccomandazioni finali (riprese dal segretario generale dell’Ocse Angel Gurria sul suo discorso introduttivo) riguardano le riforme istituzionali, il Jobs Act e le riforme del mercato del lavoro, il miglioramento delle competenze dei lavoratori “affinché corrispondano meglio ai requisiti richiesti dai posti di lavoro disponibili”, la promozione della concorrenza nei servizi pubblici locali, la liberalizzazione delle professioni regolamentate e della vendita al dettaglio, la riduzione dell’indebitamento pubblico “mantenendo uno stretto controllo sulla spesa”; e poi ancora misure per migliorare l’efficienza della spesa pubblica favorendone una migliore trasparenza, una lotta efficace alla corruzione e una riforma fiscale che razionalizzi sgravi ed esenzioni (una sintesi dello Studio è disponibile anche in italiano in: http://www.oecd.org/italy/economic-survey-italy.htm).  

Insomma l’accento dell’Ocse batte su materie e fattori più legati alle emergenze congiunturali e a obiettivi di breve-medio periodo, riguardanti essenzialmente il mercato del lavoro, che sulle politiche di medio-lungo periodo come sono gli investimenti in istruzione.

Non abbiamo motivo di leggere in questa impostazione del Rapporto Ocse sull’Italia (che d’altra parte è esplicitamente focalizzato sulla sua economia) un calo dell’attenzione che tradizionalmente l’Organizzazione parigina riserva alle problematiche educative. Tuttavia non si può non notare che alla presentazione del Rapporto erano presenti, insieme a Angel Gurria, il ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti, e il Ministro per le Riforme costituzionali Maria Elena Boschi, mentre mancava il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini.

Può darsi che si sia valutata non necessaria la sua presenza al Ministero di via XX Settembre, dove si è svolta la presentazione, ma questo è uno dei casi in cui un’assenza si nota di più di una presenza.