Ocse, le bocciature non migliorano i risultati complessivi

Secondo uno studio dell’Ocse collegato al programma Pisa le bocciature possono essere molto costose per i Paesi che le prevedono nei loro ordinamenti, ma non aiutano a migliorare i risultati scolastici complessivi.

Nei Paesi in cui un maggior numero di studenti ripete gli anni scolastici” – spiega il rapporto – “la performance globale tende ad essere inferiore, e il background sociale ha un impatto maggiore sui risultati di apprendimento che in Paesi in cui meno studenti ripetono”.

L’Italia si colloca di poco sopra la media Ocse, con una percentuale di allievi bocciati almeno una volta del 18% circa. I risultati migliori li ottengono Paesi come il Giappone e la Finlandia che non bocciano mai o quasi mai.

Le bocciature, sostengono gli esperti Ocse, hanno un costo elevato, legato da un lato alla necessità di fornire allo studente ripetente un anno supplementare di istruzione e dall’altro al ritardo nel suo ingresso nel mondo del lavoro.

Per il capogruppo Pd in Commissione Istruzione del Senato, Antonio Rusconi, la ricerca dimostra che “avendo tolto tutti i sostegni e gli aiuti per i ragazzi in difficoltà, la scuola che boccia di più non è una scuola più seria; è solo una scuola che fa più selezione, ai danni di coloro che magari hanno meno possibilità economiche e, quindi, viola il dettato costituzionale”.