
Occupazioni abusive. Anche nelle scuole
Le occupazioni abusive di case e appartamenti riempiono quotidianamente le cronache nazionali, con particolare riferimento alle città di Milano e di Roma. Gli abusi denunciati spesso hanno al centro rivendicazioni di diritti inascoltati o di soprusi nei confronti di chi il diritto alla casa ce l’ha.
Senza il dramma di questi contrasti e di rivendicazioni contrapposte, il problema irrisolto di occupazioni abusive esiste anche nella scuola, pur in modo meno eclatante. Riguarda, soprattutto nelle grandi città, gli appartamenti degli ex-custodi delle scuole. Facciamo luce su una casistica sconosciuta ai più.
Quando nelle scuole elementari, fino agli anni ‘90, il personale ausiliario (ex-bidelli) era alle dipendenze dei Comuni, negli edifici scolastici di una certa dimensione era presente la figura del custode che assicurava il controllo della scuola e la vigilanza.
In cambio il Comune assicurava al custode l’uso di un appartamento e, spesso, la gratuità delle utenze di servizio (luce, acqua).
Gradualmente molti Comuni hanno dismesso la figura del custode, che è del tutto scomparsa dai profili del personale comunale transitato nel 2000 alle dipendenze dello Stato.
Ma, e qua viene il bello, l’appartamento già assegnato è rimasto nelle disponibilità dell’ex-custode e della sua famiglia. C’è di più. Nella maggior parte dei casi l’ex-custode è ora in pensione o è defunto, ma la famiglia continua a occupare l’appartamento (e forse anche a beneficiare dell’uso gratuito dei servizi) senza una giustificazione di servizio.
Gli spazi dell’appartamento potrebbero essere trasformati in locali ad uso didattico, in aule o in laboratori per le scuole, ma le richieste in tal senso dei dirigenti scolastici per un loro utilizzo sembrano cadere nel vuoto. Un abuso tollerato?
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