Obbligo a 15 anni/1. Un passo avanti o indietro?

Grande eco, e immediate polemiche, ha suscitato l’approvazione a sorpresa, da parte della Commissione Lavoro, di un emendamento che consente ai quindicenni di sottoscrivere un contratto di apprendistato in alternativa alla frequenza di una scuola o di un corso regionale di istruzione e formazione professionale.

Questa terza via all’assolvimento dell’obbligo decennale di istruzione è stata proposta dal deputato bolognese Giuliano Cazzola, attualmente parlamentare del PDL ma in passato autorevole membro della segreteria confederale della CGIL (componente socialista). La norma, che lo stesso relatore Cazzola e il ministro del Welfare Sacconi dichiarano comunque suscettibile di modifiche, viene dai suoi fautori presentata come una chance formativa in più per “quei centoventimila giovani che risultano né studiare né lavorare dopo aver conseguito la licenza media inferiore“, come ha scritto Sacconi sul Corriere della Sera di sabato scorso.

Citando Marco Biagi e don Bosco, Sacconi insiste sulla “valenza educativa” del lavoro, affermando che nel caso dei quindicenni oltretutto non si tratterebbe di semplice attività lavorativa perché verrebbe sottoscritto un “particolare contratto di apprendistato“, che secondo la legge Biagi si realizzerebbe in forma di un “percorso integrato di istruzione scolastica, formazione esterna ed esperienza lavorativa“.

Totalmente negativa la reazione dei partiti dell’opposizione, scesi in campo con i due ex ministri Berlinguer e Fioroni (che è ora il responsabile Welfare del PD), per i quali la soluzione proposta è un “passo indietro”, e quella della Flc-Cgil, che vede nell’emendamento la legittimazione dello sfruttamento del lavoro minorile.