Obama e Romney a confronto sulla politica scolastica

A prima vista i programmi di politica scolastica dei due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e Mitt Romney, che si misureranno nelle elezioni del 6 novembre 2012, non sembrano molto diversi: entrambi puntano su insegnanti più preparati, sul miglioramento dei livelli di apprendimento degli studenti, sull’espansione delle charter schools (scuole gestite da privati ma finanziate con fondi pubblici) e sulla formazione di una forza lavoro più qualificata e competitiva.

Ma al di là di questi obiettivi condivisi esiste in realtà una netta differenza di visione complessiva (come sui problemi della sanità) tra l’uscente presidente Obama, che ha eliminato le sanzioni a carico degli Stati che si rifiutano di applicare determinate disposizioni della legge voluta da Bush No Child Left Behind (NCLB), e il suo sfidante Romney che invece quella legge intende rilanciare rafforzandone gli aspetti più discussi come il sostegno finanziario agli studenti delle scuole private e riprendendone la filosofia perfino nel nome (il programma di politica scolastica di Romney si chiama A Chance for Every Child).

Un altro punto di confronto e di forte differenza tra le proposte dei due candidati riguarda i programmi per la prima infanzia: Obama ha aumentato i finanziamenti federali al settore annunciando però di volerlo riformare per migliorarne la qualità, Romney vorrebbe sopprimere l’intervento federale perché “decenni di esperienza hanno dimostrato che esso si è tradotto in una forma di assistenza sociale, non di educazione dei bambini”.

Molto diverso, anzi opposto, è il punto di vista dei due candidati sul ruolo che il governo federale dovrebbe svolgere in materia di definizione di un common core di apprendimenti di base, con test valutativi standardizzati: Obama è favorevole, e durante la sua presidenza ben 46 Stati, più il Distretto di Colombia, hanno deciso di adottare (l’adesione è volontaria) gli standard federali e i relativi test, per la cui definizione sono stati stanziati 360 milioni di dollari; Romney ritiene invece che ciascuno Stato dovrebbe occuparsi autonomamente sia degli standard che dei test. In questo la sua linea è ancora più conservatrice, nel senso di contraria all’intervento federale, di quella di Bush.