
‘Non possiamo restare in silenzio’: a Palermo una scuola si mobilita per la pace a Gaza. La lettera aperta della preside

Un girotondo intorno ai plessi, lenzuola esposte sulle facciate e un messaggio forte che arriva dal cuore della scuola: l’Istituto Comprensivo “Giuliana Saladino” di Palermo ha deciso di far sentire la propria voce contro la guerra, chiedendo la fine dei bombardamenti su Gaza. Nei giorni scorsi, centinaia studentesse e studenti si sono uniti in un grande girotondo simbolico, stringendosi attorno agli edifici scolastici dell’istituto. Un gesto collettivo e pacifico, fatto di corpi e di voci, con cui la comunità scolastica ha voluto esprimere il proprio no alla guerra e l’urgenza di un impegno civile da parte della scuola italiana.
Una lettera aperta a tutte le scuole italiane
A farsi portavoce dell’iniziativa sono stati la Presidente del Consiglio d’Istituto, Stefania Tranchina, e il Dirigente scolastico, Giusto Catania, che hanno diffuso una lettera aperta rivolta a tutte le scuole d’Italia. Un invito a non restare indifferenti davanti al dramma della popolazione di Gaza e a riaffermare il ruolo educativo e sociale della scuola. Nella loro lettera, i rappresentanti dell’Istituto palermitano richiamano il ruolo della scuola come custode della memoria e agente del presente. “Se la scuola non si occupa del presente”, si legge, “rischia di rendere inutile lo studio della Storia”.
Di seguito il testo integrale della lettera aperta:
Care colleghe e cari colleghi,
il dramma della popolazione di Gaza non può lasciare indifferente il mondo della scuola. I numeri del massacro sono impressionanti: 54.000 morti, tra cui 15.000 bambine e bambini; 14.000 bambini orfani; 130.000 feriti; oltre un milione di minori necessita di sostegno psico-sociale; un’intera popolazione rischia di morire di fame e di sete. Sono stati distrutti oltre 2.300 spazi educativi, tra edifici scolastici ed aule universitarie.
Siamo davanti ad una catastrofe umanitaria che avrà ripercussioni gravi anche nel futuro. Il Collegio dei docenti e il Consiglio d’istituto dell’Istituto Comprensivo Giuliana Saladino di Palermo hanno sentito l’urgenza di prendere parola, di esprimere la propria voglia di pace, di mobilitarsi perché non si può rimanere inermi davanti all’orrore di questi mesi. Abbiamo esposto un lenzuolo sulla facciata della nostra scuola per chiedere la fine del bombardamento su Gaza; abbiamo organizzato un girotondo rumoroso attorno ai nostri plessi scolastici perché riteniamo necessario rompere il silenzio; abbiamo chiesto agli abitanti del quartiere di esporre un lenzuolo sui balconi per condividere l’impegno della scuola.
Il lenzuolo è bianco è un simbolo di pace e di riscatto, anche per la nostra scuola. Fu proprio Giuliana Saladino, dopo la strage di Capaci del 1992, a far diventare il lenzuolo bianco simbolo della mobilitazione popolare contro la mafia.
Chiediamo al mondo della scuola di prendere parola, di urlare lo sdegno per il massacro della popolazione palestinese, di chiedere la fine dei bombardamenti su Gaza, di riprendere in mano la bandiera della pace. Questo è compito della scuola che, se non si occupa del presente, rischia di rendere inutile lo studio della Storia. I bambini e le bambine palestinesi sono nostri alunni, sono nostri figli e non vogliamo sentirci colpevoli del reato di indifferenza. La Storia ricorderà chi ha parlato e chi è rimasto in silenzio. Questo nostro impegno è perfettamente inscritto nella missione educativa della scuola della Repubblica, in ottemperanza agli obiettivi prioritari delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, secondo i quali bisogna: “Diffondere la consapevolezza che i grandi problemi dell’attuale condizione umana (…) possono essere affrontati e risolti attraverso una stretta collaborazione non solo tra le nazioni, ma anche fra le discipline e fra le culture.”
Prendiamo parola, è il compito principale che ha la scuola italiana.
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