No alle graduatorie a esaurimento per i D.S.

Al convegno ANP-La Fabbrica, che si è svolto nel pomeriggio dello scorso 7 novembre, era prevista la presenza del ministro Carrozza, ma proprio in quelle ore il Senato convertiva in legge il decreto ‘L’istruzione riparte’. Assenza giustificata dunque per il ministro, ma sarebbe stato interessante ascoltare le sue valutazioni sulla figura e sul ruolo dei D.S., anche alla luce delle novità introdotte dal Decreto 104 in materia di reclutamento dei futuri dirigenti.

Il presidente ANP, Giorgio Rembado, non ha nascosto le sue riserve su alcuni punti dello stesso Decreto. È positiva e condivisibile, ha detto, la scelta del corso-concorso affidato alla Scuola Nazionale di amministrazione, con cadenza annuale, anche per porre termine finalmente a una “fase che ha dato molto lavoro ai giudici e ha premiato chi ha ricorso a tutti i cavilli per andare avanti”, ma solo se all’interno della Scuola nazionale sarà istituita una sezione apposita, formata da esperti di scuola che ne conoscano la dimensione organizzativa, progettuale, collaborativa, e vedano nel futuro D.S. soprattutto un “valorizzatore di energie”, non un custode della conformità giuridico-amministrativa, che segnerebbe il ritorno a un passato ormai superato dall’evoluzione della scuola reale.

Ma è soprattutto sulla trasformazione delle graduatorie di merito dell’ultimo concorso in graduatorie a esaurimento che Rembado ha preso una posizione drasticamente critica. Intanto perché “ciò produrrebbe lo slittamento delle nuove procedure concorsuali fino a chissà quando” e poi – ma forse soprattutto – perché l’operazione avrebbe il sapore di una sanatoria che darebbe ragione, ancora una volta, ai cavillatori anziché ai capaci e meritevoli. “Chincaglieria scolastica”, è stato il caustico commento di Alessandra Cenerini, presidente dell’ADi.

Del resto nello scorso numero di TuttoscuolaFOCUS non abbiamo esitato a parlare di “padrinaggio”, sottolineando che “simili decisioni mettono in ginocchio il merito con il rischio concreto di non farlo rialzare più”.