Nessuno è somaro, storie di scolari, genitori e insegnanti

di Giacomo Stella

“I miei professori, che all’epoca avevano molti meno strumenti di quelli attuali, avrebbero dovuto capire che un bambino non può essere percepito come un problema, perché questo atteggiamento crea soltanto sofferenza”. Questa frase, pronunciata da Lapo Elkann a un recente convegno sulla dislessia, può essere considerata la sintesi delle motivazioni che ci hanno spinto a scrivere questo libro. La scuola ha imboccato una china pericolosa con un aumento delle richieste di prestazione e quindi, inevitabilmente con una spinta a differenziare i bravi dai “somari”. Questi ultimi si sentono un problema per i loro insegnanti e, a cascata, anche un problema per le loro famiglie, fino ad arrivare a dire ai genitori, come in una delle testimonianze riportate nel libro: “sarebbe stato meglio per voi se io non fossi nato”.

La scuola serve per far crescere le capacità di tutti, non per distinguere i bravi dai somari, anche perché, come ci insegnano i grandi psicologi e i grandi pedagogisti di tutte le epoche, da Piaget alla Montessori, tutti hanno qualcosa da dare, tutti possono imparare e la scuola ideale è quella che mette tutti nelle condizioni di dare il massimo.

La scuola è il motore principale per promuovere lo sviluppo di un paese e per questo deve saper tirare fuori da ciascuno il proprio talento. Dire che “nessuno è somaro” non è una battuta o uno slogan a effetto, ma una affermazione scientificamente fondata, che dovrebbe essere l’articolo uno della costituzione della scuola e dovrebbe essere scritta sopra il portone di ingresso di ogni istituto per ricordare a ogni docente, tutte le mattine, qual è la loro missione. Nessuno deve essere messo da parte, tutti hanno qualcosa da dare agli altri e possono trovare un loro ruolo all’interno della propria comunità.

Questi principi oggi sembrano utopistici perché la scuola sembra andare nella direzione opposta e, mentre da un lato si professa inclusiva, dall’altro moltiplica all’infinito le richieste di intervento degli specialistici, alzando le mani di fronte a ogni minima difficoltà dei bambini di scrivere in corsivo o di imparare le tabelline.

Non è questa la scuola che vogliamo perché di questo passo, il “recinto dei somari” continuerà ad allargarsi. Noi pensiamo alla scuola come a un luogo in cui nessun bambino è un problema, proprio nessuno, nessuno è somaro.