Nel monitoraggio del Ministero il campione non evidenzia tutte le classi in DAD

Indubbiamente i dati del monitoraggio ministeriale sulla situazione sanitaria delle scuole statali per il periodo 17-22 gennaio aiutano a conoscere finalmente come nei diversi territori regionali i contagi da Covid-19 stanno incidendo sulla attività didattica in presenza, determinando un numero complessivo relativamente ridotto di classi in quarantena, anche se in netto aumento rispetto al primo monitoraggio del periodo 10-15 gennaio.

A parte le considerazioni già evidenziate sulla effettiva situazione delle classi di scuola primaria e delle sezioni di scuole dell’infanzia che restano “mascherate” dal dato generale onnicomprensivo di tutte le classi che nel periodo considerato hanno svolto attività in presenza (266.404 su 315.247 rilevate, pari all’84,5%), una lettura più ampia e approfondita di quei dati ci può tuttavia consegnare un quadro meno rassicurante di quello messo in evidenza dal comunicato ministeriale.

Comunicato che, riportando le dichiarazioni del ministro Bianchi, riferiva che “Oltre l’80% di studenti in presenza è conferma della bontà delle decisioni prese”.

Il numero degli alunni non aiuta a capire la reale situazione delle classi, perché bastano pochissime unità di alunni contagiati a determinare la chiusura delle classi e la quarantena di migliaia di alunni a casa anche se non contagiati.

Proviamo ad approfondire la situazione delle classi monitorate.

I dati riportati nel monitoraggio non riguardano la totalità delle scuole, ma sono dati di un campione: l’83,9% delle istituzioni scolastiche statali (pari a 6.841 istituzioni scolastiche su 8.157).   

Conseguentemente, i dati regionali delle 266.404 classi con attività didattica in presenza – nel monitoraggio riferite a 315.247 classi rilevate – non sono riferiti alla totalità delle classi esistenti (375.287). Se, infatti, venissero rapportate a tutte le classi esistenti, rappresenterebbero il 71% di tutte le classi. Ma questo vorrebbe anche dire che, in teoria, fino al restante 29% delle classi potrebbero trovarsi in quarantena in DAD.

Nelle regioni settentrionali emerge una situazione particolarmente critica, perché nel Veneto e in Emilia-Romagna le classi che risultavano svolgere le lezioni in presenza sono meno del 62% di tutte le classi esistenti (il 38% si troverebbe in quarantena), con picchi che nella scuola dell’infanzia e primaria potrebbero superare di grand lunga il 50%; in Liguria e Lombardia il 65%-66% (in quarantena il 34-35%); nel Lazio, in Toscana e in Sardegna tra il 67% e il 68%.

Risultavano meno coinvolte dai contagi e, pertanto, con maggior numero di classi operanti in presenza quasi tutte le regioni meridionali.

Conclusione: ancora un apprezzamento per l’iniziativa del Ministero sul monitoraggio Covid, ma ci vuole una trasparenza piena, e non opaca, in particolare per infanzia e primaria e a livello territoriale.

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