
Nel 2010-11 in Sardegna risultavano “dispersi” 4 studenti su 10
Il Censis, nel mettere in evidenza la preoccupante situazione dei giovani 18-24enni che dopo la scuola media non seguono alcuna attività di istruzione o formazione, si è soffermato sulla particolare situazione dei giovani siciliani che raggiungono la quota del 25%, contro la media nazionale del 18,8% (con la media dell’Unione europea intorno al 14% e con l’obiettivo finale di tutti i Paesi UE di arrivare per il 2020 al 10%).
Se l’analisi della dispersione viene circoscritta al solo settore della scuola statale, senza considerare, cioè, la scuola non statale e i percorsi di formazione professionale, il quadro, non molto confortante, conferma il forte squilibrio territoriale, con una pesante situazione delle Isole.
Con attenzione, dunque, alla sola dispersione scolastica, proprio la Sicilia nell’anno scolastico 2010-11 ha fatto registrare nell’ultimo di corso della secondaria superiore, rispetto al numero di iscritti al primo anno nel 2006-07, una dispersione scolastica nella scuola statale pari al 29%.
Ma è andato peggio in Sardegna, perché al quinto anno risultava disperso il 39% degli studenti che nel 2006-07 erano iscritti al primo anno di corso. Complessivamente le Isole, con una dispersione del 31,4%, fanno registrare, dunque, il dato peggiore.
Ma vi sono situazioni inaspettate anche in regioni ritenute, per altri aspetti, virtuose. Ad esempio, in Liguria il tasso di dispersione negli istituti statali di secondo grado è risultato l’anno scorso pari al 28,2%; in Toscana è stato del 28,1%.
Le regioni virtuose per il minor tasso di dispersione negli istituti d’istruzione statali? Il Friuli-Venezia Giulia con il 18,2%, seguita da Abruzzo e Marche con tassi di dispersione finale sotto il 20%.
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