Neet: l’Italia fanalino di coda in Europa. Pesante situazione nel Mezzogiorno

Giovani che non lavorano e non studiano: l’indicatore (Neet) individua i giovani di 15-29 anni che non sono né occupati, né inseriti (nelle quattro settimane che precedono l’intervista) in un percorso di istruzione o formazione, ovvero in un qualsiasi tipo di istruzione scolastica/universitaria o di attività formativa. Non sono considerate le attività formative non formali quali l’autoapprendimento. Una parte considerevole dei Neet è costituita da giovani alla ricerca di lavoro o disponibili a lavorare, quindi non è corretto considerare i Neet come giovani disinteressati al mondo del lavoro.

In Europa – come emerge da “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, pubblicato dall’Istat – nel 2016 erano il 14,2%: più donne (16,3%) che uomini (12,2%), mentre in Italia erano il 24,3% (scesi al 24,1% nel 2017).

Peggio dei neet italiani nessun altro; percentuali vicine si riscontrano in Bulgaria, Grecia e Romania, mentre la Spagna è al 18,1%, la Francia al 14,4%, il Regno al 12,3% e la Germania solo all’8,8%.

In Italia la situazione migliore nel 2017 è stata appannaggio della provincia di Bolzano con il 12,4% di neet (quasi la metà della percentuale media nazionale), seguita dal Veneto (15,2%), dalla Val d’Aosta (15,7%).

Le regioni del Nord Est registrano complessivamente una percentuale media del 15,6%, mentre, all’opposto, le regioni del Mezzogiorno non scendono nell’insieme sotto la media del 34,4%, che è come dire un giovane su tre non è occupato e non frequenta nemmeno un corso di istruzione o formazione.

Il primato negativo delle più alte percentuali di giovani che non lavorano e non studiano si è registrato nel 2017 in Sicilia (37,6%), in Calabria (36,7%), in Campania (36%).

Proprio in riferimento alla situazione regionale più critica, quella della Sicilia, va detto che, mentre per gli uomini la situazione nel corso degli anni è andata progressivamente peggiorando, salendo dal 26,7% del 2004 al 36,5% del 2017, per le donne invece la situazione si è mantenuta costantemente critica, oscillando sempre intorno al 40% (39,9% nel 2004, 38,7% nel 2017).