Monti in campo/3. Le proposte di politica scolastica

Soddisfatta questa condizione si afferma comunque che “La priorità dei prossimi cinque anni è fare un piano di investimenti in capitale umano”. Con quali contenuti e priorità? Il documento individua tre punti deboli del sistema di istruzione italiano: “un elevato tasso di abbandono scolastico precoce, un livello di performance scolastica più basso rispetto alla media dei Paesi OCSE e un numero di laureati lontano dagli obiettivi fissati dall’Unione europea”.

Per fronteggiare queste carenze, continua il documento, “serve rompere uno schema culturale per cui il valore dello studio e della ricerca e il significato della professione di insegnante sono stati mortificati. Gli insegnanti devono essere rimotivati e il loro contributo riconosciuto, investendo sulla qualità”. Come ha scritto Mario Monti su Twitter in risposta a un utente che gli chiedeva quali siano le sue proposte per la scuola, bisogna “Lavorare sulla scuola affinché un giorno dirigenti scolastici e docenti siano orgogliosi di esserlo”. Occorre dunque, secondo il programma montiano:

– “da subito completare e raorzare il nuovo sistema di valutazione centrato su Invalsi e Indire, basato su indici di performance oggettivi e calibrato sulle caratteristiche del bacino di utenza e dei livelli di entrata degli studenti”;

inserire con gradualità meccanismi di incentivazione dei dirigenti scolastici basati sulla valutazione del rendimento della struttura ad essi assegnata, e degli insegnanti, ad esempio attraverso un premio economico annuale agli insegnanti che hanno raggiunto i migliori risultati”;

– “ridurre il tasso troppo alto (18%) di abbandono scolastico precoce con misure mirate e nuovi investimenti nelle strutture scolastiche”;

– “assicurare a ogni adolescente che esce da un ciclo scolastico un servizio eciente di orientamento scolastico e professionale”.

Non diverso l’approccio per università e ricerca: più valutazione e più investimenti in ricerca e innovazione, “incentivando in particolare gli investimenti del settore privato, anche mediante agevolazioni fiscali e raorzando il dialogo tra imprese e università”.

Come si vede, l’accento cade prioritariamente sulla valutazione e sull’incentivazione del merito. Neanche una parola viene spesa, per esempio, sul versante degli organici e del precariato. Non mancheranno le polemiche a sinistra, e magari anche a destra, dove la meritocrazia è stata predicata, ma non praticata.