Monica Guerritore: ‘La scuola dovrebbe avere docenti capaci di attuare l’allenamento alla memorizzazione e alla riflessione’

Di Sara Morandi

Monica Guerritore, un nome che risuona con forza nel mondo del teatro e del cinema, ci regala uno sguardo affascinante all’interno del suo universo artistico in questa intervista esclusiva. L’attrice, nota per la sua interpretazione intensa e appassionata di icone femminili, ci racconta del suo film “Anna”, un omaggio all’indimenticabile Anna Magnani, e condivide la sua visione di una scuola ideale per le nuove generazioni. Per Guerritore, la scuola dei sogni è un luogo dove la memoria e la riflessione profonda si intrecciano, formando studenti capaci di vivere e interpretare la ricchezza della vita con curiosità e introspezione. Nell’intervista, l’attrice esplora le sfide di portare in scena personaggi complessi e l’importanza di trasmettere alle future generazioni valori di forza e autenticità, proprio come quelli incarnati da Magnani.

Il suo film “Anna”, dedicato alla nota attrice Anna Magnani, è stato descritto come un racconto intimo e potente che rompe l’immagine tradizionale di un’icona. Quali sono state le sfide più grandi nel dare vita a questo personaggio così complesso e cosa speri che il pubblico colga dalla questa storia?

“Anna Magnani, per le sue caratteristiche, rientra a pieno titolo in questo olimpo di grandi personaggi femminili che possono ispirare le donne a raccontare aspetti che custodiscono, mantengono o di cui non parlano. Ogni personaggio porta in scena qualità femminili uniche. Spesso mi chiedono: «Perché un personaggio muore?» Muore perché ha terminato di raccontare ciò che doveva comunicare. Faccio sempre l’esempio di Anna Karenina: la sua storia non riguarda la vita da nonna con figli e nipoti, ma il momento in cui sceglie un amore fuori dal matrimonio. Anche di Madame Bovary si narra il desiderio femminile di uscire da una ristretta area domestica, per illuminarsi di nuove esperienze, spesso purtroppo fatte di illusioni. Il problema di Madame Bovary è l’attenzione che si pone tra illusione e realtà. Così ci avviciniamo anche ad Anna Magnani… Tuttavia, Magnani emanava come tutti i grandi personaggi iconici, la sua energia e la sua essenza. Cosa ha comunicato nella sua vita terrena? Forza, determinazione e autenticità: «Spalle forti, mento in fuori, manifestando me stessa nella vita, in tutte le situazioni». Anna Magnani rappresenta un esempio di femminilità che oggi non viene raccontato spesso. È fondamentale rivivere e riproporre la sua figura. Se non lo facessimo, rischieremmo di perdere questo aspetto cruciale del femminile che lei ha incarnato, sia nel lavoro che nella sua vita personale. È importante restituirlo anche alle giovani donne di oggi”.

Al Politeama Pratese con il Suo nuovo spettacolo «La sera della prima» sabato 15 Novembre alle ore 21:00 e domenica 16 Novembre alle ore 16:00, esplora aneddoti e segreti del dietro le quinte del teatro, riflettendo sulla sua lunga carriera. Quali sono state, secondo lei, le esperienze più significative che hanno influenzato il suo percorso di attrice e in che modo ritiene che queste abbiano contribuito a rappresentare la forza e la complessità delle figure femminili che ha interpretato?

“’La sera della prima’ è un viaggio… Dico sempre: «Allacciate le cinture di sicurezza», perché nulla di ciò che ci si aspetta sedendosi a teatro sarà come previsto. Anche per me è così. È un’esperienza piuttosto imprevedibile. Cosa porto in scena? Le storie di donne che si sono congiunte o sono nate in momenti privati della mia vita. Ad esempio, “Scene da un matrimonio” è lo spettacolo che più di altri racconta la crisi tra un uomo e una donna, l’improvviso divorzio, la separazione inattesa. “Madame Bovary” rappresenta il momento in cui una donna si ricerca negli occhi di altri. Si passa dal privato a rappresentarlo sulla scena. Una carrellata di personaggi che hanno fatto parte della mia vita, che si sono congiunti con me. Mi sono appartenuti sia come attrice che come donna; anzi prima come donna e poi come attrice. Possiamo essere decise come Oriana Fallaci e dire di no come Carmen, ma allo stesso tempo, essere intrappolate in un’illusione come Madame Bovary. Inoltre, possiamo trovare forza quando sentiamo Dio dentro di noi come Giovanna d’Arco, sentendoci in quel momento, potenti e invincibili”.

Pensando al futuro, quale scuola sogna per i giovani? Quali elementi ritiene fondamentali affinché possano esprimere appieno il proprio talento?

“Una scuola che formi la coscienza, proprio come un muscolo che va allenato in palestra. Pertanto, l’istruzione deve includere un esercizio fatto di studio metodico e ripetitivo, focalizzato sulla memorizzazione e sull’introspezione. Questi sono gli elementi fondamentali. Le materie le conosciamo già; ciò che è essenziale è il come queste conoscenze si radicano in noi. Ogni verso di Dante, imparato a memoria, non solo insegna il processo di memorizzazione, ma trasmette anche un modo di respirare mentre lo si studia. Il nostro corpo si adatta e, attraverso questa esperienza, si comprende a pieno il testo di qualsiasi autore/scrittore. È fondamentale fermarsi a riflettere sul significato profondo oltre la mera memorizzazione. Ad esempio, Giovanni Pascoli è spesso ricordato come il poeta dei fanciulli, ma se ci soffermiamo sull’ultimo verso della “Notte di San Lorenzo”, emerge un significato ben più profondo. Comprendere tale profondità richiede un insegnamento che va oltre la superficie. Una scuola efficace deve avere docenti capaci di attuare due importanti aspetti: l’allenamento alla memorizzazione e alla riflessione profonda. In un mondo dominato dalla propaganda e dall’automatismo, è cruciale fermarsi e riflettere. La memoria è fondamentale perché vi si fissano inconsciamente molte immagini mentali. Noi, attori, lo sappiamo bene. Il celebre verso “Nel mezzo del cammin di nostra vita” va prima assorbito fisicamente per poi essere analizzato in profondità. Questo processo è simile all’interpretazione teatrale, dove si ripete un’azione finché non diventa parte di sé. Imparare a memoria richiede di distaccarsi dai pensieri distraenti e di concentrarsi sull’analisi. Dopo aver memorizzato, le studentesse e gli studenti devono approfondire proprio come dei detective, cercando di scoprire i significati nascosti dietro ad ogni parola”.

 © RIPRODUZIONE RISERVATA