Merito/1. Gli ammonimenti del prof Giavazzi…

Un importante editoriale di Francesco Giavazzi, pubblicato lo scorso 12 maggio sul Corriere della Sera col titolo “La promozione del merito”, ha dato atto al ministro Gelmini di aver inserito almeno tre proposte di rottura in materia di scuola, realmente innovative, nel suo disegno di legge n. 3423 del 5 febbraio 2008, di cui è unica firmataria. Ma non manca di darle qualche consiglio.

La prima proposta del ddl riguarda la valutazione comparativa e pubblica della qualità dell’offerta formativa delle singole scuole da parte di un organismo terzo, tale da consentire alle famiglie di scegliere anche sulla base dei risultati che le scuole conseguono e agli enti erogatori (Stato, Regioni) di ripartire le risorse tra queste ultime “in proporzione ai risultati conseguiti“. Attenzione, dice Giavazzi, per fare questo si deve accrescere l’autonomia gestionale delle scuole, sottoporle tutte alla valutazione e soprattutto “rinnovare radicalmente, e subito, la dirigenza del ministero” se non si vuole “soccombere ai mandarini di viale Trastevere (come accadde a Letizia Moratti)“.

La seconda proposta è quella di assegnare voucher formativi alle famiglie, spendibili in scuole pubbliche e private. Giavazzi fa presente che, almeno in Italia, tali voucher favoriscono le famiglie meno bisognose, che li spendono in scuole private (la Gelmini per la verità si riferisce a quelle paritarie) senza che la qualità di queste ultime mostri di migliorare. Proposta sostanzialmente bocciata perché inefficace sul fronte del merito e della qualità. Meglio puntare, secondo Giavazzi, sulla prima.

La terza proposta riguarda gli insegnanti: eliminazione degli automatismi nella progressione retributiva e di carriera e chiamata nominativa da parte delle scuole. “Finora nessun ministro dell’istruzione nella storia della Repubblica è riuscito a fare alcunché di simile“, commenta Giavazzi. E conclude: “Speriamo che il ministro Gelmini non debba pentirsi della proposta di legge che firmò solo tre mesi fa“.

Certo, aggiungiamo noi, si tratterebbe di novità epocali, ma non prive di precedenti in Europa: sia la prima che la terza proposta avvicinerebbero la scuola italiana al modello inglese voluto dalla Thatcher alla fine degli anni ottanta, e implementato da Tony Blair. Ma i tempi brevi auspicati da Giavazzi sono irrealistici. Questo tipo di riforme chiedono tempo, oltre che un disegno coerente e risorse adeguate. Forse si potrebbe iniziare con una sperimentazione. Come fece anche la Thatcher.