Mense scolastiche. Comuni troppo inflessibili e genitori troppo morosi

Prima che scoppiassero i due incidenti degli alunni messi a pane e acqua o non ammessi alla mensa scolastica per morosità dei genitori nel pagamento di pasti consumati a scuola, Tuttoscuola, in un servizio di alcune settimane fa, aveva stimato in circa 140 milioni di euro l’ammontare annuo dei contributi non pagati dalle famiglie per i pasti consumati alla mensa scolastica dai loro figli.

Poiché in minima misura i debiti consolidati nel tempo vengono saldati in ritardo, si può stimare che nell’ultimo quinquennio le famiglie morose abbiano cumulato un debito complessivo verso i rispettivi Comuni (o verso le scuole, quando vi è l’autogestione) di oltre 600-650 milioni di euro.

Se i due Comuni di Montecchio Maggiore e di Adro sono stati al centro delle polemiche di questi giorni per avere usato le maniere forti per assicurarsi il rientro dei crediti, vi sono migliaia di altri comuni che da anni, con minimo successo e spesso inutilmente, tentano in tutti i modi di ottenere da molte famiglie il pagamento dovuto per i pasti consumati dai figli a scuola.

La morosità non è figlia della crisi economica e non appartiene soltanto alle famiglie meno abbienti. Anzi. Da molti anni, soprattutto nei grandi centri e nelle città, è un comportamento con il quale le amministrazioni comunali e le scuole hanno imparato malvolentieri a convivere.

Si tratta di un malcostume che interessa almeno il 10% delle famiglie.

Quello che pagano (o dovrebbero pagare) le famiglie è quasi sempre un contributo per la mensa da versare ai soggetti che gestiscono il servizio (Comune o scuola). Si tratta spesso di un contributo che non copre interamente i costi e che viene quasi sempre rapportato alla fascia di reddito delle famiglie (ISEE) e al numero dei figli che fruiscono del servizio.

Nonostante ciò, molte famiglie, anche con fasce di reddito alte, non pagano e sono sorde alle sollecitazioni e agli inviti. E qualche Comune perde la pazienza…

Ci sono, è vero, famiglie in difficoltà economiche, ma costituiscono la minima parte della morosità.

Le altre famiglie – e sono tante – ci “marciano” furbescamente, sapendo che scuole e comuni non vorranno privare i bambini del pasto e nemmeno esporli alla vergogna. Un ricatto in piena regola.

Come fare per vincere la morosità? Tuttoscuola sarà lieta di pubblicare esperienze riuscite o suggerimenti utili (che possono essere inviati alla nostra email botta_e_risposta@tuttoscuola.com).