Meno nati stranieri: l’inversione dei flussi migratori. Al Veneto il primato del calo di nascite

Per anni in Italia il decremento demografico è stato frenato dal contestuale aumento delle nascite di bambini di cittadinanza non italiana. Ora non più.

Il bilancio demografico della popolazione straniera, pubblicato annualmente dall’Istat e aggiornato a tutto il 31 dicembre del 2016, evidenzia infatti un’inversione di tendenza con costante calo delle nascite straniere dal 2012, soprattutto nei territori (Nord e Centro) che per anni avevano registrato notevoli presenze straniere.

Nel 2012 le nascite di bambini stranieri erano state quasi 80 mila (esattamente 79.874); nel 2016 erano state 69.379, con un calo di 10.495 nascite, pari ad un decremento del 13,1%.

Mentre nelle aree del Mezzogiorno, da sempre interessate a valori modesti delle nascite straniere, non vi è un calo, bensì un incremento che sfiora il 4% (in Campania quasi il 10% in più), al Nord e al Centro il calo è stato più consistente.

In termini percentuali è stato il Veneto con un – 23% a far registrare il maggior tasso di calo delle nascite, mentre in valori assoluti è stata la Lombardia, con 2.847 nati in meno, a incidere con il peso maggiore sul decremento demografico.

Si tratta di un decremento che, insieme al calo dei nati italiani, farà sentire il suo peso anche sulla organizzazione dei servizi scolastici con incidenza – nel medio termine – sugli assetti delle classi e, in parte, sugli organici del personale.

Le cause principali sono individuabili all’interno dello stesso bilancio demografico dell’Istat.

Tra il 2012 e il 2016 si è registrato un sensibile calo dell’immigrazione straniera, mediamente quantificabile in circa 15 mila ingressi annuali in meno. Meno arrivi, meno famiglie, meno figli.

Nello stesso periodo è aumentato il flusso migratorio verso l’esterno con una media di circa 10 mila stranieri in uscita annualmente dall’Italia, tra cui coppie che sono andate altrove a vivere e a generare figli.