
Maturità 2024/3. Una nuova via: integrare l’esame con certificazioni riconosciute?

Premesso che sembra assai difficile che la proposta-provocazione di Cominelli possa trovare spazio nell’attuale contesto politico, anche perché un suo corollario sarebbe l’abolizione del valore legale dei titoli (diplomi e lauree), perché non esplorare una soluzione intermedia?
Le opzioni possibili sono numerose. Per esempio quella di mantenere l’esame in forma di un colloquio del candidato/a con la Commissione su un tema da lui/lei scelto lasciando all’Invalsi il compito di valutare/misurare i livelli di apprendimento raggiunti nelle diverse prove scritte, compresa quella di Italiano. L’esito del colloquio (in modalità descrittiva, non numerica) e delle misurazioni Invalsi potrebbe essere riportato nella certificazione finale, titolo con valore legale che prenderebbe il posto del diploma.
Inoltre si potrebbe dare peso alle competenze non formali e informali maturate dagli studenti durante il ciclo di studi che siano certificate da organismi accreditati che operano all’interno di un sistema globale, che comprende la valutazione della conformità e la vigilanza (nella cornice dei regolamenti europei e delle norme internazionali sulla qualità). Il contenitore dove documentare tali certificazioni è stato già previsto (l’e-Portfolio dello studente), così come esiste il soggetto accreditato a riconoscere gli enti che possono rilasciare certificazioni (ente unico nazionale di accreditamento), sui quali esso effettua controlli periodici affinché sia garantita l’adeguatezza del processo di valutazione rispetto alla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17024 per certificare le persone. La certificazione sotto accreditamento permette tra l’altro l’interoperabilità del certificato a livello europeo ed internazionale. Sarebbe un modo per fare acquisire valore e significatività al diploma di maturità agli occhi del mondo del lavoro (a differenza di oggi): il fatto che lo studente attraverso un sistema certificato e strutturato possa documentare (accanto alla insostituibile certificazione di valore formale e legale rilasciata dall’istituzione scolastica) di possedere determinate competenze (digitali, linguistiche, di vita, imprenditoriali, etc) è proprio ciò che cercano le imprese e i datori di lavoro in generale: la scuola, il mondo dell’istruzione formale in generale, hanno tutto l’interesse a includere nel proprio alveo la documentazione di competenze (certe) ritenute essenziali dalla società. Una scuola aperta che allarga i propri servizi (realizzati in proprio o con il contributo di soggetti qualificati) all’istruzione non formale e informale (ne abbiamo parlato nel dossier “Sei idee per rilanciare la scuola”).
Sarebbe questa, ci sembra, una ragionevole soluzione di compromesso tra il non fare nulla per evitare la ripetizione inerziale di una Maturità ormai totalmente screditata e il fare troppo di una radicale esclusione dei docenti – come qualcuno propone – da qualsiasi ruolo nelle operazioni di valutazione conclusiva degli studi dei loro studenti/esse.
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